Mauro Corona e il post sul Giro d'Italia. Lussari? «I fighetti stiano a casa». Scoppia la bufera sui social

Martedì 23 Maggio 2023 di M.A.
Monte Lussari, unica frazione friulana della Corsa rosa

PORDENONE - La sua casa è la montagna. Da scalare, anche se non sui pedali. Quello che non è mai stato suo, invece, è il politicamente corretto, il mainstream come si dice oggi. Mauro Corona dice quello che pensa, sia che si trovi nel salotto del prime time in diretta nazionale, sia che la sede della discussione si sia spostata nel frattempo in un’osteria di Erto. Questa volta ha scelto la tribuna virtuale, cioè quella del suo profilo Facebook ufficiale. E con pochissime parole ha contribuito a scaldare la marcia di avvicinamento alla tappa del Giro d’Italia che sabato promette spettacolo sul Lussari.

Il punto, però, è proprio questo: sarà davvero spettacolo? L’edizione 2023 della Corsa rosa decollerà o rimarrà piatta com’è stato fino ad ora? L’intervento dello scrittore ertano non ha preso prigionieri. Corona infatti se l’è presa con quella parte del gruppo che pochi giorni fa ha fatto saltare più di metà tappa a causa del maltempo. 


La pioggia di commenti al post

Sei parole, intervallate da una virgola. Tanto basta per innescare la polemica. A corredo, una foto che parla. Si riferisce a quello che - spesso a sproposito, altre volte meno - viene romanzato come il “ciclismo d’altri tempi”. Quello delle imprese eroiche e delle condizioni al limite della sopravvivenza umana. E infatti la foto inquadra un corridore letteralmente immerso nella neve, tra due muri bianchi e con alla mano una bici da corsa. Ed ecco la frase che farà discutere: «Questo è ciclismo, fighetti a casa». Firmato Mauro Corona. Apriti cielo. La bacheca di Mauro Corona si è trasformata immediatamente in un ring, proprio all’inizio della settimana che porta alla scalata del Monte Lussari, unica tappa friulana di questa edizione del Giro d’Italia. «Proprio fighetti i ciclisti di oggi non direi, 20 giorni con tappe da 200 chilometri, a velocità medie che io non ho neanche sulla macchina», ribatte un utente che commenta. «Hai veramente ragione non hanno più voglia di sacrificarsi», spiega invece una “fan” di Corona. «Cosa c’è di spettacolare nell’affrontare un passo alpino ancora chiuso che non è stato sgomberato dalla neve, dimmelo tu Corona - è una delle critiche -. Sarà successo una volta nella storia del Giro quando i ciclisti non avevano voce in capitolo per chiedere la variazione del tracciato o l’annullamento della tappa». 

La provocazione dello scrittore ertano

Quello che sta per arrivare in Friuli Venezia Giulia è un Giro d’Italia nella bufera. Non tanto e non solo per le condizioni autunnali che hanno accompagnato le prime due settimane di corsa, quanto per alcune decisioni che non sono andate giù ai puristi del ciclismo. Primo, il caso dei tamponi, sembrato ai più anacronistico in un’epoca post-Covid e responsabile del ritiro della maglia rosa Remco Evenepoel. Secondo, lo “sciopero” del sindacato dei ciclisti che ha portato al taglio drastico del chilometraggio della tredicesima tappa, quella che in territorio valdostano prevedeva la scalata al Gran San Bernardo. Una frazione destinata ad arrivare in Svizzera ma accorciata a circa 80 chilometri dopo che una parte del gruppo si è messo di traverso a causa delle condizioni climatiche lungo il percorso. Eccola, la decisione che probabilmente ha spinto lo scrittore Mauro Corona a lanciare la sua provocazione e soprattutto a definire i corridori “fighetti”, proponendo un paragone con il ciclismo eroico dei pionieri delle due ruote. Lo stesso Corona che nel 2013 era presente alla Diga del Vajont per la tappa che salendo da Longarone arrivava sui luoghi del disastro nel 50mo anniversario della tragedia. 

Ultimo aggiornamento: 28 Maggio, 08:40 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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