Tanti pordenonesi illustri nel docufilm sulla vita del pittore de' Sacchis

Lunedì 24 Febbraio 2020 di Mauro Rossato
Nel film sul Pordenone anche l'assessore Pietro Tropeano
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Si è appena spenta l’eco del successo ottenuto dalla mostra dedicata al pittore Giovanni Antonio de’ Sacchis detto Il Pordenone, ma il tema è ancora caldo. “Sulle strade del Rinascimento con il Pordenone” è il titolo del docufilm che sarà presentato, salvo ulteriori proroghe dell’ordinanza anti Coronavirus, in anteprima lunedì 2 marzo (alle ore 20.30, premiere su invito) e lunedì 9 marzo (ore 20.30, proiezione pubblica e gratuita) a Cinemazero, a Pordenone.
L’OPERA
Scritta e diretta dal giornalista Piergiorgio Grizzo, è un documentario narrato a più voci che ripercorre la carriera del de’ Sacchis mostrando i luoghi nei quali si è svolta. Il documentario, della durata di oltre un’ora e la cui lavorazione ha richiesto circa un anno, ripercorrerà i momenti importanti della vita e della carriera artistica del de' Sacchis partendo dalla fine, ossia dalla sua morte controversa, avvenuta nel 1539 a Ferrara in circostanze mai completamente chiarite: dai sospetti di avvelenamento che coinvolsero lo stesso Tiziano Vecellio, dall’oblio che cadde sul pittore friulano fino alla sua riscoperta grazie alle “Vite” di Giorgio Vasari.
L’AUTORE
«Giovanni Antonio de' Sacchis detto Il Pordenone è un paradigma dell’uomo rinascimentale – spiega il regista Piergiorgio Grizzo – il pittore ebbe una vita tumultuosa e febbrile, fu un lavoratore infaticabile, ma anche un gran viaggiatore e un amante del vita. Veniva dal Friuli, un territorio periferico e marginale rispetto ai grandi poli decisionali e culturali della Serenissima e d’Italia; certamente non godeva delle conoscenze e delle entrature dei suoi concorrenti, come Tiziano per esempio. Partendo dalle retrovie, riuscì sgomitando ad arrivare a un passo dalla consacrazione prima di quella morte misteriosa che lo colse ad appena 56 anni. Il documentario vuole evidenziare proprio questo. Le sue caratteristiche di outsider indomito, di genio sfortunato, che spesso si rivedono anche oggi in molte personalità di talento del nostro territorio, costrette in primis a emigrare e poi a sgomitare forsennatamente per imporsi all’attenzione generale».
LO SCENARIO
Che ruolo ha la città nell’opera? «Nel documentario rivivrà la città dei primi anni del XVI secolo, la “Portenaw”, come era chiamata, alla tedesca, nella famosa mappa disegnata da Jorg Kolderer nel 1509. La cinta muraria, le due porte, le torri, il castello, le rogge e i mulini, il porto fluviale saranno ricostruiti con modelli e animazioni in 3D».
Cosa ci puoi dire del cast? «A interpretare il Pordenone sarà Alfio Scandurra, noto per le sue attività di trekker e di divulgatore delle bellezze del territorio friulano. Nutrita la schiera di interpreti “famosi”».
VOLTI NOTI
Si va dall’assessore comunale alla Cultura Pietro Tropeano nei panni del consigliere del Doge Andrea Gritti (che ha le sembianze di Paolo Rossi, responsabile ufficio clienti della Bcc Pordenonese e Monsile). Il giornalista televisivo Gigi Di Meo è ovviamente Marin Sanudo, celebre cronista veneziano. Guecello di Porcia sarà il suo antenato Jacopo, mentre l’attrice russa Irina Anisimova è la terza moglie del de' Sacchis, Elisabetta Frescolini. In altri cammei: Raffaele Padrone (vice segretario nazionale del sindacato Fsp Polizia di Stato), Gianbattista Boer (promoter Kombat Gym), il collezionista Gino Argentin, e il ristoratore Gelindo Trevisanutto.
Dove è stato girato il film? «Molte scene interesseranno, ovviamente, diverse località del Friuli Occidentale che ospitano le opere del De Sacchis, tra cui Valeriano, Gaio di Spilimbergo, San Martino di Campagna e poi Spilimbergo e le tante pievi di Pordenone (duomo compreso) che conservano i suoi affreschi o i suoi teleri. Ma il documentario correrà “sulle strade del Rinascimento” in lungo e in largo per l’Italia, toccando le grandi capitali del Rinascimento, Roma, Firenze, Orvieto, Venezia, e anche altri centri come Alviano in Umbria, terra di Bartolomeo d’Alviano, il suo primo mecenate».
DOPO LA PRESENTAZIONE
Quali sono i passi successivi alla premiere? «In realtà questo documentario è solo il primo passo di un progetto più ambizioso – spiega Grizzo – l’obiettivo finale è la realizzazione di un vero e proprio film, che venga distribuito in almeno cento sale italiane. Si chiamerà Pordenone, come il pittore e come la città, e sarà una celebrazione per Pordenone stessa e per il Friuli tutto, attraverso le gesta di questo testimonial di lusso. Sarà un’opera con attori friulani e maestranze friulane. Penso agli udinesi Raffaello Balzo e Giuseppe Battiston nel cast, ai pordenonesi Teho Teardo e Remo Anzovino, autori delle musiche. Insomma, quale miglior spot per lanciare alla grande la candidatura di Pordenone a capitale italiana della cultura?».

Ultimo aggiornamento: 26 Febbraio, 13:13 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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