Veterinario sopprime il gatto e finisce indagato: denutrito, anoressico e sarebbe morto in poco tempo

Domenica 30 Gennaio 2022 di Cristina Antonutti
Foto di KAVOWO da Pixabay
1

SPILIMBERGO (PORDENONE) - Anche un gatto morto - o meglio fatto sopprimere - può scomodare la giustizia. Ne sa qualcosa un anziano veterinario che, assieme ad altre due persone, ha rischiato un'imputazione per uccisione di animali.

Del caso si è occupato il Corpo forestale di Spilimbergo, i cui accertamenti hanno spinto la Procura di Pordenone a chiedere l'archiviazione del fascicolo per «l'invincibile genericità degli elementi raccolti». La vicenda, che si trascina dall'agosto 2020, ha però avuto un'appendice davanti al gip Monica Biasutti, perché la figlia del padrone del gatto e un'animalista di Spilimbergo si sono opposte all'archiviazione attraverso l'avvocato Silvia Paterniti. Il gatto - secondo le denuncianti - godeva di ottima salute e sarebbe stato soppresso perché, dopo la morte del proprietario, la convivente dell'uomo non voleva occuparsene. Anche il gip è giunto alle conclusioni del Pm: non ci sono motivazioni che spingano a supplementi di indagine o un'imputazione coatta. Il caso va quindi archiviato.


«NON ERA SOFFERENTE»

Per avere la certezza che il gatto non fosse sofferente, ha evidenziato al gip l'avvocato Luca Donadon, che difendeva il veterinario spilimberghese, sarebbe stato necessario «riesumare l'animale». La storia è intricata e ha coinvolto più di un veterinario della zona. Il felino, sui 12 anni circa, era stato portato in un ambulatorio per la soppressione: era diventato incontinente, secondo quanto riferito dal figlio della compagna dell'anziano morto (madre e figlio difesi dall'avvocato Francesca Gobbo). Secondo le denuncianti era soltanto una scusa per liberarsi dell'animale. «Gli era stata tolta la lettiera», avevano detto giustificando la presunta incontinenza.


LE PERPLESSITÀ

Dubbi sullo stato di salute del gatto eliminato il 18 maggio 2020 erano stati sollevati anche dal veterinario a cui era stato chiesto di procedere con la soppressione e che invece contattò una volontaria della colonia felina dell'Associazione Francesco d'Assisi per la tutela del gatto per affidarle il micione, in quanto non aveva riscontrato sofferenze. Il collega che eliminò l'animale disse invece che era denutrito, anoressico e sarebbe morto in poco tempo. Ma la figlia del padrone del gatto e l'animalista non gli credono. Da qui la denuncia e il tentativo di opporsi all'archiviazione dell'indagine.

Ultimo aggiornamento: 2 Febbraio, 09:39 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci