Gas e corrente a prezzi folli, anche lo sport in ginocchio. Dal calcio dilettanti alle piscine, chi rischia di chiudere a breve

Giovedì 15 Settembre 2022 di Marco Agrusti
Una piscina

Se ne parla troppo poco, perché i titoli (in molti casi anche comprensibilmente) se li prendono le acciaierie che stoppano la produzione, le grandi fabbriche che spengono i forni, i negozi che rischiano di chiudere.

Lo sport? Un fatto accessorio. E invece non è così, perché la crisi dell’energia sta mettendo in ginocchio un’intera galassia, quella dell’attività motoria dilettantistica. Società che si reggono sul volontariato, sui contributi di pochi sponsor, sulla passione. E che adesso sono sull’orlo della sparizione, dell’addio reale. Il perché è racchiuso in un numero: 300mila euro in un anno, contro gli 80mila di 12 mesi fa. È il conto dell’energia che si ritrova a pagare la piscina Uisp di Cordenons. Un esempio tra tanti, perché nelle sabbie mobili ci sono finiti tutti: società di calcio, gestori di palestre e palazzetti e via dicendo. Tutti alle prese con conti e bollette che mai e poi mai, senza aiuti, riusciranno a sostenere.

 
IL GRIDO


Il viaggio nella crisi inizia dal calcio. Lo sport più ricco anche a livello dilettantistico. La società presa ad esempio è il Chions, che milita nel massimo campionato regionale. «Sono arrivate le prime bollette - spiega il presidente Mauro Bressan - : la corrente ci costa quattro volte tanto. È devastante». Ed è facile capire perché: gli allenamenti si possono programmare solo la sera (gli atleti hanno un lavoro diverso dal calcio), e servono i riflettori sempre accesi. E gli spogliatoi? Serve sempre acqua calda, dalle giovanili alla prima squadra. Quindi gas che “pompa”. E la benzina per i pullmini usati per le trasferte? Un altro salasso. «Già prima di questa bufera - dice Bressan - facevamo fatica ad andare avanti. Questa è una mazzata che metterà in ginocchio tanti. Viene da piangere». Al Chions si è scelto di anticipare per quanto possibile gli allenamenti e di diminuire di qualche grado il riscaldamento. Un “panno caldo”, nulla più. 


IN ACQUA


C’è però un settore che sta rischiando letteralmente di saltare. È quello degli sport acquatici, quindi delle piscine. Ecco, lì il gas è determinante. E le bollette folli. «Ci sono appena arrivate - spiega Roberto Nadalin della Uisp di Cordenons - e una volta viste abbiamo capito che senza aiuti dovremo chiudere. Non stiamo scherzando, succederà davvero. Siamo a quota 250-300mila euro di bolletta, quando l’anno scorso pagavamo 80mila euro». L’ambiente interno di una piscina dev’essere costantemente riscaldato, così come l’acqua in vasca. «E quando avremo finito i fondi interni, chiuderemo tutto. C’è già chi lo sta facendo», è il grido di dolore. «Noi - prosegue - è da febbraio che chiudiamo prima, che proviamo a risparmiare. Ma questo è un bagno di sangue e gli aiuti rischiano di arrivare quando saremo già falliti. Andremo a breve in Regione, ci faremo sentire». 


IN PALESTRA


Un discorso simile, tolti però i costi legati al riscaldamento dell’acqua, riguarda palestre e palazzetti. Ambienti chiusi da scaldare in un momento in cui è quasi insostenibile garantire una temperatura elevata. Ci sono impianti le cui bollette vengono pagate dai Comuni (come accade in molti casi a Pordenone e a Udine) e altri che sono completamente gestiti dalle associazioni. «Stiamo pensando a una soluzione che guarda al passato - spiega Vincenzina Dei Negri (Insieme per Pordenone, Volley) -: giocheremo con la maglia di lana sotto la divisa, come una volta». E al freddo, altrimenti si chiude. E non si gioca più. 

Ultimo aggiornamento: 16 Settembre, 17:23 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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