Gaiatto e il giallo di quella lettera-denuncia sui Casalesi

Venerdì 4 Gennaio 2019 di Cristina Antonutti
Fabio Gaiatto
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PORDENONE - C'è una misteriosa lettera-denuncia che, con mesi di anticipo rispetto all'epilogo delle indagini, insinuava un legame tra il clan dei Casalesi, alcuni imprenditori veneti e la Venice Investment Group di Fabio Gaiatto, il trader di Portogruaro da quattro mesi in misura cautelare per la mega truffa del forex e, da ultimo, le estorsioni aggravate dal metodo mafioso ai danni dei suoi ex collaboratori in Croazia. Il destinatario principale è il procuratore della Repubblica di Pordenone. È stata scritta al computer e firmata con una penna di colore blu usando il nome di un ex collaboratore di Gaiatto che, contattato telefonicamente, l'ha disconosciuta. «Non è la mia calligrafia», ha assicurato esaminando soltanto la firma messa a sua disposizione.

 
MANO IGNOTAMa quella lettera - scritta a questo punto da mano ignota - è finita tra gli atti dell'inchiesta. Chi l'ha inviata conosce bene il trader di Portogruaro, le sue frequentazioni e si preoccupa di difenderlo. Ciò che riferisce non può averlo appreso dai giornali, perché a maggio non era trapelato nulla sui presunti legami tra Gaiatto e la Camorra. Non può sapere, pertanto, che l'ombra dei Casalesi è stata introdotta dallo stesso Gaiatto nell'interrogatorio reso il 27 aprile al procuratore Raffaele Tito e al pm Monica Carraturo. In quell'occasione spunta il nome di Gennaro Celentano, un 34enne di Sant'Antimo arrestato tre settimane prima nell'ambito di una guerra tra clan fatta di estorsioni, raid punitivi e gambizzazioni in stile mafioso ricostruite dalla Direzione antimafia di Napoli. Sono episodi che, sul piano delle intimidazioni, ricalcano lo scenario che la Dia di Trieste in quel periodo stava già monitorando tra Friuli, Veneto e Croazia. L'estorsione all'ex commercialista croata di Gaiatto, infatti, porta la data del 26 marzo 2018. Il nome di Celentano figura tra gli indagati dell'inchiesta della Procura di Trieste, ma sui giornali è comparso per la prima volta soltanto a settembre, quando Gaiatto è stato arrestato, non ad aprile, quando il trader è stato interrogato.
L'ESTENSOREChi poteva sapere, dunque, tanti particolari sui Casalesi e i loro contatti in Veneto se non Gaiatto o le persone a lui più vicine? Perché tentare di inquinare una fase delicatissima delle indagini? Con il rischio di pregiudicare l'inchiesta che a dicembre ha portato all'esecuzione di otto misure cautelari per le estorsioni a Pola? Nella lettera si fanno nomi, si indicano somme di denaro e modalità di pagamento. Chi scrive cerca di ridimensionare il ruolo di Gaiatto. «Non sono pochi soldi - sottolinea nell'introduzione indirizzata alla redazione e riferendosi alle truffe della Venice - ma decine e decine di milioni andati in fumo e per di più andati nelle mani di loschi personaggi che come al solito la faranno franca». E ancora: «Siccome ogni tanto leggo dei trafiletti che inducono a pensare che il Gaiatto si è fregato un po' di soldi, le comunico che i soldi erano tanti, altro che piccoli risparmiatori». Indica tre nominativi definendoli la «mente», quello che «faceva girare i soldi» e quello «mai contento di arricchirsi». Parla di denaro in contanti proveniente da estorsioni, armi e droga e ripulito nell'Est Europa «dai camorristi di giù» e dai «nostri ormai inseriti nel tessuto del territorio veneto».
LE MINACCENella lettera alla Procura scrive anche che «Gaiatto è stato intimorito e minacciato dai napoletani che per un mese hanno stazionato notte e giorno fuori dalla sua casa».

Parla di imprenditori che ruotano «nel mondo dell'illecito» e che sarebbero stati in grado di far transitare nei conti della Venice decine di milioni di euro «con la scusa dei camorristi». «Gaiatto impaurito per sè e la sua famiglia ha svuotato i conti degli investitori consegnando sia in contanti che con bonifici esteri quasi tutti i soldi in suo possesso». Parla infine di 36 milioni consegnati a tre veneti tra il giugno 2017 e il marzo 2018, a cui si aggiungerebbero altri 22 milioni dati ai Casalesi.

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