Fuga dei medici, l'accusa: «I giovani sono senza fame, spaventati dai turni e dalle domeniche al lavoro»

Sabato 23 Aprile 2022 di Marco Agrusti
Un gruppo di medici
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L’allarme arriva da un numero fornito dalla Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici: un terzo dei “camici bianchi” lavora sognando la pensione.

Solo quello. Senza più entusiasmo. In Friuli Venezia Giulia di numeri ufficiali non ce ne sono ancora, ma dall’Ordine dei medici si parla di una «situazione sovrapponibile». Ma lo spaccato più vivido e interessante di una crisi (sia di vocazione che di risorse) che divampa nelle corsie degli ospedali così come negli ambulatori, arriva dalla viva voce del presidente udinese dei medici. Ci porta dritti al punto e sembra di tornare a un dibattito già divampato in relazione alla carenza di lavoratori stagionali nel mondo del commercio: «I giovani - dice infatti Gian Luigi Tiberio - hanno poca motivazione. Manca lo spirito di sacrificio. E parlo dei nostri giovani, perché gli stranieri hanno più fame». 


IL PROBLEMA


L’allarme è duplice: da un lato i medici più anziani che sognano la pensione e - anzi - la vogliono raggiungere prima del limite anagrafico. Dall’altro i giovani che sempre più spesso - in Friuli Venezia Giulia - tendono a “schivare” le branche della professione che prima (in passato) sembravano quelle più ambite. Un esempio? Il lavoro in ospedale, quello fatto da lunghi (e pesanti) turni in corsia, da emergenze, da reperibilità e stanchezza. «È esattamente così - spiega senza mezzi termini Tiberio -, ci troviamo di fronte a questo fenomeno. C’è materiale umano, le università “producono” nuovi medici giovani, ma successivamente le scelte sono diverse. C’è chi ad esempio sceglie le Unità speciali di continuità assistenziale dedicate al Covid e chi parte per l’estero. Ma il desiderio è uno solo: avere meno stress, potersi godere un sabato sera o una domenica liberi dal lavoro, non operare di notte. I ritmi del nostro mestiere vengono considerati troppo alti e troppo snervanti dai giovani che vi si affacciano. Sembra proprio esserci poca motivazione, mentre la riscontriamo - ai livelli di un tempo - nei giovani professionisti stranieri». 


LE RADICI


Tiberio però non si ferma alla riflessione - pur curiosa - che riguarda le motivazioni mancanti nei giovani. La “fuga” dei medici dal lavoro per il quale avevano sopportato un decennio buono di studio ha anche altre radici. Sono più recenti e tremendamente attuali. «Quello che stiamo vivendo come categoria - riflette Tiberio - è l’effetto del fenomeno che in gergo viene chiamato “burnout da Covid”». Una parola inglese che in italiano si può tradurre come sfinimento, esaurimento, stress eccessivo che fa andare un lavoratore “fuori giri”. Ed è ciò che sta succedendo (anche se ci sono casi e casi, settori e settori) a tanti medici che hanno lavorato in corsia o in ambulatorio nei periodi più duri e difficili della pandemia. «Tanti colleghi - prosegue sempre Tiberio - chiedono di andare in pensione prima perché non ce la fanno più. Approfittano di ogni singola opportunità, pur di smettere di lavorare. Questo è (anche) l’effetto dello stress patito durante la pandemia. Tutti noi medici abbiamo vissuto una situazione drammatica che non è stata però seguita da un giusto supporto. Ricordiamoci che la categoria ha dovuto fare i conti anche con un tributo fatto di vite lasciate sul campo». Un sacrificio che molti medici considerano quasi “dimenticato”. E qui si riapre la partita dei compensi, degli straordinari, delle indennità. 
L’emergenza più concreta, però, è quella di veder sparire tanti professionisti. «Da qui a cinque-dieci anni - ha concluso Tiberio - ci troveremo in una situazione di non ritorno a causa dei pensionamenti». 


CONTINUITÀ


Quanto alle guardie mediche, ieri è intervenuta Simona Liguori, chiedendo di alzare i compensi. Il numero degli incarichi vacanti di medici di medicina generale di continuità assistenziale, servizio fondamentale per i problemi di salute indifferibili della cittadinanza, per l’anno 2022 resta significativo: 80 per l’Azienda sanitaria universitaria Friuli Centrale, 48 per quella Giuliano Isontina e 59 per quella del Friuli Occidentale», ha chiarito nel suo intervento la rappresentante del gruppo.Ê

Ultimo aggiornamento: 24 Aprile, 09:41 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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