Lo studio choc: il Friuli in 20 anni ha perso 47 posizioni in Europa per reddito e ricchezza. Come la Campania

Sabato 29 Ottobre 2022 di Marco Agrusti
Pil del Friuli inferiore ad altre regioni
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Il contesto dello studio è quello di un Nordest che non è più locomotiva. Che non traina più come ci si era abituati a pensare. E il confronto non è solo con altre regioni del Nord, come ad esempio la Lombardia e il Piemonte, ma con i “pari-grado” d’Europa, cioè i territori che si distinguono per livello di sviluppo, produttività, in poche parole ricchezza e benessere. E il Friuli Venezia Giulia in questa analisi esce purtroppo con le ossa rotte: negli ultimi vent’anni, infatti, ha perso più posizioni rispetto a tutte le altre regioni del Nordest, ma anche rispetto alla Carinzia e alla Slovenia. 

L’ANALISI

Il lavoro è firmato dagli esperti della Fondazione Nordest ed è stato sottoposto all’attenzione del presidente del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga. L’analisi considera un intervallo temporale di vent’anni. Nata nel 2000, all’alba del secolo, termina nel 2020, anno della pandemia. L’unità di misura è quella del prodotto interno lordo pro capite, quindi della ricchezza prodotta e detenuta dai cittadini. Ebbene, il Friuli Venezia Giulia non fa un’ottima figura. La nostra regione, infatti, ha perso ben 43 posizioni tra le 242 regioni statistiche europee considerate nel rapporto. Era al 38mo posto nel 2000, quando la rilevazione è iniziata, ed ora si trova alla posizione numero 81. Per fare un raffronto, la Campania di posizioni ne ha perse 45. E non c’è nemmeno una regione del Nordest che abbia una tabella di marcia così negativa, dal momento che il Veneto ha perso 37 posizioni, Bolzano solo sette, Trento 24 e l’Emilia Romagna 26.

Unica (magra) consolazione, tutte le regioni italiane secondo il rapporto sono in discesa. 


I MOTIVI


Il Pil pro capite del Friuli Venezia Giulia nel 2000 era arrivato a quota 31.926 euro. Nel 2020, cioè vent’anni dopo, è cresciuto meno del previsto, arrivando solo a quota 33.721 euro. Interessante il confronto con Braunschweig, in Bassa Sassonia (Germania). In quella zona della locomotiva d’Europa si partiva dallo stesso Pil pro capite del Friuli Venezia Giulia, ma in vent’anni il balzo è stato enorme, tanto da raggiungere un livello di ricchezza per persona pari a 46.817 euro. Nel mezzo anche il cambio di valuta, dal Marco a quella unica europea. 


LE CONSIDERAZIONI


«Negli ultimi vent’anni tutte le regioni italiane sono cresciute a ritmi inferiori rispetto a quelli delle altre regioni d’Europa, in particolare rispetto alle regioni di testa. Un andamento che ha accomunato anche le regioni del Nord-est, che una volta venivano considerate la “locomotiva d’Italia” per la loro capacità di trainare l’economia nazionale», spiegano gli studiosi della Fondazione Nordest. Il confronto tra il Pil pro-capite delle regioni italiane e di quelle tedesche nel periodo fornisce un panorama interessante sia per le regioni che partivano da valori più elevati che per quelle che nel 2000 avevano valori più bassi. Il confronto con le regioni tedesche è interessante per diversi motivi: alcune aree della Germania, come il Bayern e il Baden-Württemberg, sono spesso state prese come benchmark dalle regioni del Nord Italia per la loro vocazione manifatturiera; nel 2000 la Germania aveva, come l’Italia un forte divario negli indicatori di sviluppo tra regioni avanzate (quelle a Ovest; in Italia quelle del Nord) e arretrate (i Länder dell’Est; in Italia le regioni del Sud); inoltre, nel 2000 la Germania era considerata la malata d’Europa, per la sua lenta crescita, come ora l’Italia; infine, i due paesi condividono una forte vocazione all’esportazione.

Ultimo aggiornamento: 17:01 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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