Friuli Venezia Giulia da scoprire: a passeggio tra i bunker della frontiera Est Foto

Venerdì 10 Marzo 2023 di Paolo Piovesan
Friuli Venezia Giulia da scoprire: a passeggio tra i bunker della frontiera Est

Piano di recupero, anche a scopo turistico , delle costruzioni e degli “sbarramenti” militari dismessi realizzati nei due conflitti mondiale e negli anni della guerra fredda.

Spesso terra di confine, la Pianura friulana ha da sempre rappresentato un territorio dall'indubbia portata strategica: già all'alba del XX secolo, non appena vi fu la possibilità di investirci, il governo italiano diede il via ad un'imponente fortificazione della regione che nel 1913, insistendo sul fiume Tagliamento, era caratterizzata da circa quaranta opere.

Successivamente, durante il fenomeno della fortificazione delle zone di frontiera da parte di quasi tutti gli Stati europei tra gli anni Trenta e Quaranta, l'Italia fascista realizzò il "Vallo Alpino del Littorio": un imponente sistema difensivo che si estendeva, lungo l'arco alpino, da Ventimiglia alla città di Fiume. Nonostante i lavori procedettero imperterriti anche durante la Seconda guerra mondiale coinvolgendo circa quattrocento fortificazioni, il Vallo Alpino del Littorio non entrò mai effettivamente in funzione destinando le strutture che lo componevano ad un momentaneo stato di completo abbandono.


IL DOPOGUERRA
E ancora il secondo dopo guerra: l'adesione italiana al Patto Atlantico nel '49 e il timore di un'invasione da parte delle potenze del Patto di Varsavia attraverso la Jugoslavia o l'Austria, rinnovarono l'idea di fortificare la zona alpina e più in particolare le aree della Val Fella, Valle del But e Val Tagliamento. Fu così che, tra il ripristino di parte del Vallo Alpino del Littorio e la costruzione di nuove strutture in zone strategiche, a partire dagli anni Cinquanta il Friuli-Venezia Giulia constava di oltre mille fortificazioni riunite in complessi chiamati "sbarramenti" in montagna e "opere" in pianura. Nonostante le dismissioni di questi insediamenti militari conclusesi nei primi anni Novanta, si è tutt'oggi di fronte ad un patrimonio storico unico di valenza internazionale; a valorizzarne tanto le strutture quanto il periodo storico ad esse collegato sono l'Università degli Studi di Udine e l'Associazione culturale Friuli Storia, la cui collaborazione ha dato il via a diverse iniziative.

 


IL PROGETTO
Anzitutto, a porre l'accento sulle strutture difensive friulane è il progetto Frontiera Est: la valorizzazione delle opere e degli sbarramenti è quasi doverosa se si pensa, come afferma il direttore del progetto Tommaso Piffer, che «il Friuli-Venezia Giulia è l'unica regione in Europa dove sono presenti artefatti riconducibili ai tre grandi conflitti del Novecento: la Prima guerra mondiale, la Seconda guerra mondiale e la Guerra fredda»; così il primo passo è stato il recupero di alcuni di essi ad uso turistico. A causa dello stato altamente pericolante della quasi totalità delle strutture, ne sono state recuperate per il momento quattro: lo sbarramento Invillino Ovest nel Comune di Villa Santina, facente parte dell'ex Vallo Alpino e composto da due opere gestite dall'Associazione Friuli Storia e Territorio; lo sbarramento di Ugovizza-Forcella Nebria nel Comune di Malborghetto-Valbruna e lo sbarramento di Monte Croce Carnico nel Comune di Paluzza, entrambe prima del Vallo Alpino e poi riadattate dalla NATO negli anni Cinquanta, gestite rispettivamente dall'Associazione Landscapes e ASSFN-E; infine, struttura originale NATO, il Bunker San Michele nel Comune di Savogna d'Isonzo, curato dall'Associazione Nazionale Fanti d'Arresto.


VISITA ONLINE
Ma Frontiera Est aveva in mente ben oltre: da inizio marzo il progetto ha svincolato la visita dei bunker dall'obbligo della presenza fisica rendendo disponibile l'accesso a "frontieraest.it", portale online volto ad offrire uno "screening" all'interno delle quattro strutture difensive sopra citate. Oltre al dato storico sul territorio e i suoi insediamenti militari, il sito si distingue per la ricchezza dei contenuti multimediali, video e fotografici dedicati a ciascuna struttura. In questo senso, grazie ad un articolato storytelling dei luoghi e stimolato dal materiale fotografico, il visitatore digitale può contare su un'esperienza autenticamente immersiva.


IL CONVEGNO
Ma non è tutto: l'inaugurazione del portale "frontieraest.it" è anche il preludio di un'ulteriore iniziativa dell'Associazione Friuli Storia e dell'Università di Udine, questa volta in collaborazione con il Cold War Studies Project della Harvard University. Si tratta della prima edizione del Forum internazionale: "Terre di confine. Dalla Guerra fredda ai conflitti del nostro tempo", in corso fino a sabato 11 marzo a Udine e Gorizia con una quarantina di analisti e studiosi che svilupperanno otto percorsi tematici sulla Guerra fredda fino ai riflessi alla guerra Ucraina-Russia. A chiudere sabato sarà invece l'accademico Charles S. Maier, professore di Storia europea alla Harvard University e eminente storico pubblicato in tutto il mondo. Così, il nobile contributo dell'Associazione Friuli Storia e dell'Università degli studi di Udine nel realizzare il progetto Frontiera Est e organizzare il Forum con la collaborazione dell'Università di Harvard, rappresenta un'occasione da non perdere non solo per comprendere meglio il presente, mai scisso dal passato rispetto al quale, concetto caro ai celebri storici degli Annales, si scopre in uno stato di "lunga durata".

Ultimo aggiornamento: 10:47 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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