Omicidio a Roveredo, il padre di Aurelia: «Aveva scoperto un tradimento e voleva lasciarlo»

Venerdì 27 Novembre 2020 di Marco Agrusti
Aurelia Laurenti e il suo assassino Giuseppe
4

SAN QUIRINO - In principio, ha vinto la rabbia. La voglia di lasciarsi dominare dalla pulsione della vendetta. «Ma noi non siamo come lui», è stato il commento. E il dolore è traboccato, appiattendo e distruggendo tutto, l’istinto protettivo di un padre in ginocchio e la voglia di lottare. «Perché ormai la mia bambina non c’è più». Giacomo Laurenti affronta i due scalini che separano la porta di casa dal vialetto che arriva fino al cancello. Stringe la mano, dietro la mascherina c’è un viso tirato, al limite. Gli occhi sono gonfi, ma non cede al pianto. Il padre di Aurelia - la 32enne uccisa a coltellate ieri dal compagno - ha passato le ultime ore a cercare l’impossibile: consolare la moglie Annunziata.

Omicidio a Roveredo, il Gip si riserva la convalida dell'arresto per ​Giuseppe Forciniti. Omicidio a Roveredo, le parole dell'assassino: «Cosa ho combinato?»

In via Napoleone Aprilis, piena campagna a San Quirino, sono già arrivati amici e parenti.

Una lunga fila di macchine, perché quella dei Laurenti è una famiglia sconosciuta. Papà Giacomo, 74 anni, sceglie di parlare «per ricordare Aurelia». 


LO SFOGO
«Ma quale felicità, ogni giorno era una guerra». Usa la parola guerra, il padre di Aurelia. La viveva da dentro, la situazione difficile che stava fronteggiando la figlia. E ieri è stato travolto dall’epilogo che non poteva immaginare, pur conoscendo gran parte dei nodi di un rapporto complicato. A calmarlo, in un primo momento, è stato il sindaco di San Quirino, Gianni Giugovaz: «Gli ho detto di stare calmo». «Me è impazzito, è impazzito», continuava intanto a ripetere Giacomo Laurenti. 


LA RIVELAZIONE
E proprio ripercorrendo gli ultimi mesi vissuti fianco a fianco con Aurelia, il padre racconta quella che a suo parere è stata la svolta in negativo. «Mia figlia ha scoperto che il suo compagno la tradiva, per questo voleva far terminare la relazione». Il suo è un ricordo che via via si fa più dettagliato: «Questa estate - spiega - Aurelia aveva visto il cellulare di Giuseppe. Lo aveva controllato e aveva trovato l’evidenza di almeno una relazione con un’altra donna. Ce n’era anche una seconda - va avanti -, ne sono certo, ma il fatto legato al cellulare riguardava una sola persona». A quel punto, secondo quanto riferisce Giacomo Laurenti, qualcosa era cambiato. C’era stata una frattura, una svolta. «Aurelia questa estate aveva lasciato la casa di Roveredo ed era venuta da noi con i bambini. È stato un bruttissimo momento. Poi è tornata da lui, per non far male ai miei nipotini». 


I DUBBI 
Dal ritratto del padre emerge un quadro complicato: la 32enne di San Quirino, come confermerà anche un’amica, voleva mettere fine alla relazione che la legava a Giuseppe Forciniti. Ma allo stesso tempo non riusciva a provocare dolore ai suoi due bambini. «Ma in quella casa non ci voleva proprio tornare - continua papà Giacomo -, alla fine lo ha fatto, ma solo perché c’erano di mezzo i due figli». Poi la testimonianza si sposta sul carattere del 33enne originario di Rossano Calabro. «Era gelossissimo, un carattere oppressivo. Mia figlia non ne poteva più. Evidentemente in lui c’era qualcosa che non andava, ma probabilmente ce ne siamo accorti troppo tardi». Tanti anni fa, infatti, Giuseppe e Aurelia avevano vissuto assieme proprio nella casa di via Napoleone Aprilis, con i genitori della ragazza. «Prima di trasferirsi a Roveredo nella prima abitazione che avevano preso in affitto», conferma Giacomo Laurenti. 

 


I RICORDI
«Aurelia era un angelo - si scioglie il padre -, un vero angelo. Una ragazza semplice, che adorava gli animali, la sua casa, i bambini. Aveva conosciuto Giuseppe durante una vacanza in Calabria, vent’anni fa. Non erano nemmeno ragazzi, ma adolescenti. Adesso il mio angelo non c’è più e io non posso perdonare». Infine la mente corre agli attimi più agghiaccianti: «Pensate - dice con un filo di voce -, ha portato i bambini da mia cognata, a Pordenone. Ha detto al più grande di fare il bravo, li ha messi su un ascensore e se n’è andato».

Giacomo Laurenti non ce la fa più, rientra in casa e torna dalla moglie. La porta si chiude e di fronte alla casa di via Napoleone Aprilis arrivano altri parenti e amici. Anche Giacomo, come la sua Aurelia, si era messo in gioco candidandosi alle elezioni comunali, nel suo caso quelle del 2006. Erano simili, papà e figlia. Un destino assurdo li ha separati. 

Ultimo aggiornamento: 29 Novembre, 17:38 © RIPRODUZIONE RISERVATA
Potrebbe interessarti anche
caricamento

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci