Fedriga pressa il governo: «Riapriamo i negozi l'11: manca solo una carta»

Giovedì 7 Maggio 2020 di Marco Agrusti
Il presidente del Fvg, Massimiliano Fedriga
TRIESTE - Intervistato durante la trasmissione “L’aria che tira” il ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia, ha escluso «differenze su base regionale prima della scadenza del 18 maggio». Interrogato sulle ragioni della nuova porta chiusa in faccia ai leader delle autonomie locali che chiedono più margini di manovra, ha risposto così: «Perché rischiare per cinque oppure otto giorni di differenza?». Parole che a una prima lettura sembrerebbero pietre lanciate addosso alle speranze del Friuli Venezia Giulia di poter anticipare all’11 maggio la riapertura dei negozi, per poi provvedere a “liberare” bar e ristoranti sette giorni dopo.

Alla dichiarazione del ministro Boccia, però, sono seguite le poche ma decise dichiarazioni del presidente del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga: «La nostra fiducia - ha detto - rimane invariata. Siamo forti dei nostri dati in costante calo, sia che si parli di contagio, sia che ci si riferisca all’occupazione dei posti letto in ospedale. Oggipresenteremo ufficialmente la nostra proposta per la riapertura in anticipo». Sì, perché alle 15 ci sarà un appuntamento cruciale: la sessione online della Conferenza Stato-Regioni. E al punto quattro ci sarà la discussione sul decreto con il quale il premier Giuseppe Conte ha di fatto prorogato il lockdown per alcune categorie (negozianti, ristoratori, parrucchieri, ma sono solo tre esempi). Il clima è quello di una resa dei conti tra autonomie locali e governo, dopo il ricorso al Tar contro la decisione della Regione Calabria di riaprire bar e ristoranti in aperto contrasto con il decreto del presidente del Consiglio.
IL NODO
«I passi avanti sono stati fatti - ha spiegato ieri Fedriga - ma l’ostacolo che ancora si frappone tra l’intenzione di riaprire l’11 maggio i negozi della nostra regione e la concessione di tale possibilità da parte di Roma è la mancanza del protocollo Inail sulla sicurezza». Si tratta di un documento già prodotto dal comitato tecnico scientifico (il team che supporta il governo nella gestione dell’emergenza Coronavirus) per quanto riguarda il lavoro in fabbrica o negli uffici. La relazione esistente comprende una valutazione dei fattori di rischio (minimi per chi lavora da solo, massimi per chi è costretto al contatto costante), la gestione degli spazi e degli orari, le misure igieniche da adottare e infine una tabella dettagliata che differenzia le classi di lavoratori a seconda delle probabilità di essere contagiati o di contagiare durante l’orario di servizio. Questo documento vale per le industrie, per l’agricoltura e per il settore dei servizi. Ma non per il commercio. «Il governo ha cinque giorni di tempo per copiare la maggior parte delle norme contenute in quella relazione e renderle valide anche per gli esercizi commerciali. C’è il tempo per preparare un protocollo ad hoc, perché le differenze tra i due documenti sarebbero minime. Da presidente di una Regione come il Friuli Venezia Giulia, chiederò che lo strumento sia reso disponibile nell’immediato. E con me ho tanti altri presidenti che la pensano allo stesso modo. Ora è il momento delle regole, non più quello dei divieti».
TABELLA DI MARCIA
Per conservare la speranza di esercitare una pressione proficua sul governo (ma soprattutto sul comitato scientifico), il Friuli Venezia Giulia deve sperare in un andamento stabile del contagio nei prossimi giorni. Il resto del lavoro dovrà essere svolto dall’azione politica, basata sulla collaborazione tra Enti territoriali, sulla compatibilità tecnico-scientifica delle richieste e soprattutto sull’arte della trattativa a oltranza.
Ultimo aggiornamento: 16:37 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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