Claut, la farmacista che resiste sui monti: «Senza sussidi e collaboratori, se mi ammalo devo chiudere»

Consegna i farmaci nei paesini, impossibile trovare qualcuno che possa sostituirla. Con lei solo una collaboratrice amministrativa

Mercoledì 22 Febbraio 2023 di Marco Agrusti
La farmacia di Roberta Chiaradia a Claut: difficile lavorare in quota, ma se c'è la passione...

CLAUT - L'altra voce della montagna arriva da Claut. Ed è fatta prima di stradoni, poi di tornanti e torrenti. Sì, perché la protagonista per raccontarla, la storia, ogni giorno da Pordenone "sale" fino a Claut per lavorare. Sono 53 minuti secondo Google, nella realtà a volte si supera l'ora. Roberta Chiaradia fa la farmacista. Anzi, ha una farmacia sua, in montagna, dove dati alla mano quasi nessuno vuole andare a lavorare. «E io, con profitto, lo faccio da vent'anni, senza appoggiarmi a sussidi che sono irrisori».

La farmacista di Claut


La farmacia è quella che a Claut porta il nome della titolare. Di dipendenti, neanche l'ombra. «Perché i farmacisti non si trovano - spiega - e il problema non riguarda solamente la montagna, ma tutta la regione, dove ne mancano circa 200. Da noi è ancora più difficile, perché tutti preferiscono la città». Di fatto, quindi, ad aiutare Roberta Chiaradia nella sua farmacia di Claut c'è solamente una commessa. «Che svolge la parte amministrativa del lavoro - precisa la farmacista -. E se per caso mi ammalo, com'è già successo, devo chiudere la farmacia. Non riusciamo nemmeno a trovare dei liberi professionisti per coprire eventuali buchi che si vengono a creare. Ma non per questo mi sentirei di definirmi in difficoltà. Anzi, mando avanti sapientemente anche il dispensario farmaceutico di Erto e Casso.

Senza sussidi».

Farmacie nel sistema sanitario del Friuli


Già, il tema dei sussidi. Ci sono farmacie, decentrate o rurali che siano, che a causa di un fatturato basso durante l'anno prendono dal sistema sanitario regionale (attraverso le singole Aziende) dei "bonus" finalizzati alla permanenza dei punti vendita nei luoghi disagiati. «Ma non è il nostro caso, perché da noi il fatturato è buono e quindi il sussidio che ci arriva è del tutto irrisorio». Qualche centinaio di euro. In un anno, s'intende. Ovviamente una cifra che incide zero sulla scelta di restare o meno aperti in un singolo territorio. «Noi ce la facciamo senza aiuti, con il bilancio in attivo».

Vivere in montagna


Gran parte del lavoro lo fa la passione per la professione. Perché per il resto è dura. Come detto, Roberta non ha dipendenti. Non riesce a trovarne. E non vive in montagna. Ha per così dire un "appoggio" a Claut ma risiede a Pordenone. «Quindi la maggior parte delle giornate le passo tra la città e il paese di montagna, in macchina. E gli orari non sono sempre gli stessi, perché le giornate sai quando iniziano ma non quando finiscono».
Non per questo Roberta ha intenzione di mollare. «Io questa vita l'ho scelta, così come la farmacia in montagna - spiega ancora -. Il bacino non si limita solamente a Claut, dove c'è la sede, e ad Erto e Casso dove abbiamo in gestione il dispensario farmaceutico. Arriviamo fino a Barcis, perché tanti cittadini tramite il loro medico di medicina generale si affidano a noi». Quindi in quel caso che si fa? Se il cittadino ha la macchina i chilometri se li fa lui; se invece non può, si muove la farmacista. Sì, perché in montagna la consegna di una medicina avviene ancora (anche) a domicilio. «Un mondo totalmente diverso da quello che invece si vive in città, dove il rapporto è meno personale. Io nel capoluogo ci ho lavorato e so che tanti giovani lo desiderano. Ma io amo moltissimo la montagna e il mio lavoro a Claut. Certo, è faticoso. Certo, le ferie sono poche e le possibilità di farsi una reale vita privata altrettante. Ma ce la facciamo». Senza sussidi.

Ultimo aggiornamento: 18:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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