Il prestito, la relazione d'amore negata, le minacce: ex finanziere condannato

Mercoledì 22 Settembre 2021
Il tribunale di Pordenone
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PORDENONE - Un ex appuntato della Guardia di finanza è stato condannato a 2 anni 8 mesi di reclusione per tentata concussione e calunnia ai danni di una famiglia di esercenti. Per Sebastiano Vinci, 59 anni, di Avola, domiciliato a Pordenone, ieri 21 serrembre il procuratore Raffaele Tito aveva chiesto 3 anni e 4 mesi, ritenendo che frasi come «vi taglio le gambe, vi faccio chiudere la bottega... fallire... avete finito di vivere», quando sono pronunciate da un uomo in divisa rappresentano un abuso di potere, soprattutto se si tratta di un finanziere addetto ai controlli fiscali.

Quello celebrato davanti al collegio presieduto dal giudice Alberto Rossi (a latere Piera Binotto ed Elisa Tesco) è stato un processo di grandi tensioni, che nell'udienza dello scorso 29 giugno ha visto il Pm alzare ulteriormente l'asticella contestando all'imputato anche il reato di calunnia, commesso nel momento in cui aveva denunciato le vittime di molestie pur sapendole innocenti.

LA VICENDA
Vinci si è sempre dichiarato estraneo alle accuse. Anche ieri lo ha ribadito tentando di fornire un'altra chiave di lettura. Le minacce che hanno determinato il tentativo di concussione risalgono all'ottobre 2017. Due anni prima, il 24 luglio 2015, Vinci assieme ad alcuni colleghi aveva notificato a un'attività commerciale di Prata un provvedimento amministrativo di chiusura disposto dall'Agenzia delle entrate. Dopo l'intervento, nacque una relazione con la figlia del titolare dell'attività. La giovane donna sostiene di aver fatto dei prestiti all'allora finanziere per 6.800 euro, denaro consegnato a più riprese. Interrotto il rapporto, la donna ha chiesto la restituzione dei soldi. In una di queste occasioni Vinci avrebbe reagito minacciando di far chiudere il locale.

LA DIFESA
Vinci ha negato relazione sentimentale, dazioni di denaro e minacce, parlando invece di continui pedinamenti da parte della vittima e della madre. «Ero esasperato - ha detto ai giudici - Sono andato dal padre spiegando la situazione e chiedendo che intervenisse, perché madre e figlia continuavano a seguirmi, due ombre». La vittima dopo le minacce contattò il 117 e fu sentita a verbale. Ieri l'avvocato Barnaba Battistella ha insistito sulla credibilità di madre e figlia: «Ci sono incongruenze nei loro comportamenti e le loro versioni hanno punti di inattendibilità, Vinci era vittima di atti persecutori». Il procuratore ha ricordato che le vittime seguivano l'ex finanziere perché volevano che restituisse i soldi dati in prestito: «I genitori convinsero la ragazza a non denunciare perché avevano paura che Vinci facesse chiudere il locale». Tito ha poi ricordato che attraverso una scheda telefonica acquistata dalla vittima per Vinci e a lei stessa intestata, sono stati accertati circa 6mila contatti in dieci giorni tra l'imputato e la giovane, localizzati nella zona di Siracusa, dove Vinci si trovava.
 

Ultimo aggiornamento: 10:33 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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