Pordenone. L'esorcista monsignor Pietro Cesco: «Da me anche una bambina di 7 anni. Ricevo 4 persone al giorno»

Monsignor Pietro Cesco, nato a Savorgnano di San Vito al Tagliamento nel 1942, è il baluardo della Chiesa di Concordia-Pordenone

Giovedì 22 Dicembre 2022 di Pier Paolo Simonato
Monsignor Pietro Cesco è un esorcista

PORDENONE - Le sue armi sono la stola sacerdotale, l'immagine della Madonna e l'acqua santa. Il suo nemico è il Maligno. I suoi clienti sono almeno 4 al giorno, nel 99% dei casi bisognosi più di una genuina disponibilità all'ascolto e di una fraterna, consolatoria pacca sulle spalle che di un rito vero e proprio. Però c'è quel'1% che spiazza, perché dentro di sé nasconde il groviglio misterioso e inesplicabile del male. Monsignor Pietro Cesco, nato a Savorgnano di San Vito al Tagliamento nel 1942, è il baluardo della Chiesa di Concordia-Pordenone, che non teme di guardare dentro l'Abisso, né di raccontare cosa si prova a farlo. «Dimentichiamo innanzitutto i film di Hollywood e i libri horror: fare l'esorcista è una missione molto diversa - premette l'ex canonico della cattedrale -.

Da me arriva tutto e di tutto, dai malati spirituali ai disorientati, dagli impauriti ai disperati. Spesso mi faccio accompagnare dallo psicologo o dallo psichiatra».

Con quanti casi si è già confrontato?
«Migliaia. Ricevo mediamente 4 persone al giorno, nel mio studio di Cordenons, e svolgo questo ministero da 5 anni e mezzo. I conti sono presto fatti».

I più complessi?
«Sto accompagnando spiritualmente una bambina friulana di 7 anni. Alcuni suoi comportamenti, dal linguaggio ai disegni, sono inquietanti. Me l'hanno portata i familiari dopo aver tentato invano altri percorsi. Poi c'è stato un giovane che, in preda al turbamento più profondo, aveva programmato nei dettagli il proprio suicidio. Per fortuna ne siamo usciti: adesso lavora ed è più sereno».

Il quadro generale in cui opera?
«Citerei un dato: nel 2017 un'indagine ha segnalato che oltre 12 mila italiani avevano fatto riferimento, per i loro problemi, a maghi, cartomanti e occultisti. Nel Nordest si registra, anno dopo anno, la crescita di un'onda: si va dalle forme generiche di superstizione alle pratiche magiche di diverso livello, dalla divinazione allo spiritismo vero e proprio, fino ad arrivare a gruppi e sette sataniche che organizzano messe nere sul territorio. Succede anche qui da noi, lo sottolineo e me ne prendo la responsabilità. Da me si è presentato, con sua madre, un ventenne uscito da un nucleo di satanisti: era uno straccio».

Cosa manca?
«Sintetizzando, da sacerdote, mi affiderei alla parabola del grano e della zizzania. Nella misura in cui si vanno assottigliando i valori del trascendentale e del cristianesimo diffuso, prende piede altro. Citando liberamente Papa Giovanni: c'è un'apostasia silenziosa per abbondanza di cose e vuoto spirituale».

Bisognerebbe trovare il tempo di parlare di più con le persone?
«Certo, servirebbe un grande lavoro a monte per evitare la nascita di fissazioni e frustrazioni. Bisognerebbe riuscite ad ascoltare gli altri».

Come lavora l'esorcista don Cesco?
«In équipe, senza stabilire a priori un percorso rigido. Affronto episodi di vessazione, possessione e ossessione. Sul mio cammino, poi, ho incontrato 7-8 casi di straordinario intervento del Maligno: alcuni sono in cura da me da più di 5 anni. Ci vuole pazienza, per arrivare alla liberazione. Sono venuti anche due islamici: il diavolo non è solo un nemico dei cristiani».

La pandemia?
«Ha esasperato e aggravato un percorso già in atto, creando altra frustrazione».

Come giudica le messe di misericordia, consolazione e guarigione ospitate nel Santuario pordenonese delle Grazie ogni secondo mercoledì del mese, sempre alle 20.30?
«Le ha volute il vescovo Giuseppe Pellegrini e sono un altro veicolo molto importante. Stanno dando frutti, sia in termini spirituali che di serenità interiore: ciascuno di noi può ritrovare sè stesso, ristabilendo le giuste relazioni con Dio e con gli altri».

In cosa consistono esattamente?
«In un'esperienza che vuole educare alla fede e contrastare ogni forma di superstizione e magia. Il male è un mistero che non viene da Dio».

Torniamo al fenomeno di fondo che ha spinto verso l'occultismo: come si è sviluppato?
«È sempre esistito nella nostra terra una sorta di clima magico-religioso, che io amo definire per semplicità di matrice agricola, profondamente legato alla storia, ai ritmi e alla cultura di tante famiglie del Nordest. Ma in questa cornice generale nei tempi moderni si sono sovrapposte forme divinatorie pericolose e diverse, che si ammantano di culture miste di psicologia selvaggia e di riferimenti esoterici. Penso ad Halloween, e all'industria che ha creato, per esempio. Maghi, mistificatori, falsi profeti, santoni, presunti veggenti e satanisti plagiano così le persone più deboli e in difficoltà, estorcendo loro il denaro in cambio di false sicurezze che non saranno mai in grado di offrire».

La sua materia oscura va maneggiata con cura e viene spesso sottaciuta. Cosa ne pensano i suoi confratelli?
«Il ministero esorcistico sovente non è condiviso. Non lo dico per denunciare una carenza della Chiesa, ma solo come constatazione di base. È molto complesso, richiede consapevolezza, preparazione e tempo di discernimento».

Il vecchio fascino del male sopravvive anche nel Terzo millennio, in pieno boom tecnologico. Un controsenso?
«Non direi. San Paolo VI nell'udienza generale del novembre 1972 disse testualmente: Il fumo di Satana è entrato nella Chiesa. Da lì è partita una graduale ripresa dello studio e del contrasto dell'azione del Maligno, dentro le patologie e fuori da esse. Questi sono i tempi dell'ideologia dell'egoismo e dell'individualismo, certo. Ma oggi come in passato la gente chiede di essere liberata dal dolore, dalla paura della morte, dall'ansia che sovente l'esistenza umana si porta dietro. Allora si cercano rassicurazioni per superare le incertezze sulle prospettive del domani e, con la secolarizzazione, si ricorre alle illusorie scorciatoie».

Il falso misticismo ha adattato e piegato la New Age alle esigenze commerciali della società dei consumi?
«Purtroppo la carenza di evangelizzazione non consente a molte persone di assumere un atteggiamento critico nei confronti di proposte che rappresentano un banale surrogato della fede. Questo le sette e i cosiddetti maghi lo sanno benissimo».

Un identikit finale dei suoi clienti?
«A volte si tratta di persone povere di fede e cultura, altre volte di uomini e donne toccati in profondità dal dolore e dalla sofferenza fisica e psicologica. C'è chi è tormentato da un abuso familiare subito da piccolo, mai veramente dimenticato, che poi riemerge con tutto il suo carico di dolore. Il mio compito, dettato dalla Carità, è quello di accogliere, ascoltare, illuminare, sostenere e aiutare». 

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Ultimo aggiornamento: 23 Dicembre, 10:24 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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