Silvia, fisioterapista e veterinaria, cura i cavalli e vince l'oro alle Olimpiadi (con la Svezia)

Venerdì 20 Agosto 2021 di Mauro Rossato
Silvia Torresani (a sinistra) con un'atleta della Nazionale svedese

COLLOREDO Dietro un oro olimpico c'è sempre un grande lavoro di gruppo, spesso invisibile, ma assolutamente fondamentale. E proprio da un membro di uno di questi staff sono arrivate altre due medaglie olimpiche, un oro e un argento, che hanno chiare valenze friulane. Il merito è di Silvia Torresani, originaria di Riva del Garda, ma da anni residente a Colloredo di Monte Albano. Lì gestisce insieme al marito l'azienda Bellavista, allevando e addestrando cavalli. Ed è proprio dal mondo dell'equitazione che nascono i successi olimpici della 46enne Torresani, che svolge per la Federazione svedese degli sport equestri un compito che può apparire (ai profani) inconsueto: fisioterapista, osteopata, chiropratica e agopuntrice dei cavalli che partecipano alle competizioni internazionali.


SFIDA

«Sono nata con la passione per gli animali racconta Torresani -.

Già da ragazza avevo un cavallo e partecipavo alle prime competizioni. Da lì è nata la decisione di fare la veterinaria e, dopo la laurea a Bologna, ho scelto di dedicarmi alla parte sportiva. Nel 2002, appena uscita dall'Università, ho fatto una scelta che definirei innovativa: mi sono trasferita negli Stati Uniti per lavorare con una fisioterapista per cavalli. Al tempo tutti mi dicevano che una volta rientrata non avrei mai avuto sbocchi lavorativi». Oggi è una figura regolamentata? «In Italia no. Ma io, essendo veterinaria, posso operare con gli animali, perché in fondo è la mia professione - puntualizza -. C'è qualche scuola europea di specializzazione in fisioterapia, ma sono cose molto recenti. Adesso c'è invece la tendenza a fare corsi, ai quali tutti possono partecipare, ma non mi convincono. Per me la base di studi veterinari è imprescindibile». Ma come sono nati i contatti con la Federazione svedese? «Quando si esce dalla porta di casa le opportunità si trovano - sorride -. Io ho seguito il corso di agopuntore in Belgio. Il 50% della mia clientela da veterinaria è all'estero, perché la medicina integrata è stata usata molto prima fuori dall'Italia. Poi nel nostro mondo funziona il passaparola. Seguendo un cliente danese ho conosciuto l'attuale capo équipe del team svedese dei salti, che al tempo aveva una sua scuderia. Quando è passato a lavorare per la federazione mi ha subito contattato per entrare nel gruppo. Erano l'inizio del 2019».


IMPEGNO

Ma come si svolge il suo lavoro? «Solitamente seguo i concorsi a squadre - aggiunge -. Il circuito della Coppa delle Nazioni, organizzato dalla federazione internazionale, si sviluppa con concorsi itineranti dalla primavera all'estate. Io li seguo in gara dal mercoledì alla domenica. Lo stesso succede durante i concorsi in Svezia. Una volta terminata la competizione, osservo i 7-8 cavalli di punta e poi li tratto, ma soprattutto li conosco e organizzo con i loro allenatori un programma d'allenamento tarato sulle difficoltà fisiche e sulla postura dell'animale. La federazione ha una grossa organizzazione e i risultati si vedono». Come dimostrano i risultati olimpici. «Per ovvie ragioni non ho praticamente visto Tokyo, né il villaggio olimpico, dove alloggiavano i cavalieri. Noi dello staff siamo sempre stati all'interno del Centro equestre, a 45' dal villaggio stesso. È un lavoro di squadra ed è stata una grandissima soddisfazione umana e professionale». Mai trovato ostacoli con allenatori e cavalieri? «All'inizio c'era titubanza; ora non più, perché hanno visto i benefici. Io vado a lavorare su tensioni e rigidità muscolari. I cavalli tendono a rilassarsi durante i trattamenti: bisogna trovare la chiave giusta per entrare in confidenza con ciascuno di loro, che ovviamente ha una risposta personale e le sue preferenze. Sembrerà strano, ma sentono benissimo quali sono i benefici e apprezzano il mio operato». Un sogno nel cassetto? «L'Olimpiade resta il massimo - conclude -, mi piacerebbe viverne un'altra con meno restrizioni. Vincerla con il Tricolore? Sarebbe una grossa soddisfazione e significherebbe che anche la federazione italiana ha fatto un grande passo organizzativo, riconoscendo la professionalità della nostra figura».
 

Ultimo aggiornamento: 18:03 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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