PORDENONE Ogni giorno gli infermieri impegnati sulle ambulanze si trovano a dover far fronte a situazioni di emergenza che, in molti casi, comportano l’effettuazione di interventi salvavita, seguendo procedure specificamente previste. Ma ora una “guerra” scoppiata tra infermieri e una parte del corpo medico rischia di mettere a rischio la continuità operativa del servizio di emergenza 118.
«Negli ultimi anni - spiega Luciano Clarizia, presidente dell’Ordine delle Professioni infermieristiche - un gruppo di studi regionale composto da medici e infermieri, ha predisposto una serie di ptrotocolli strutturati secondo le più recenti linee guida internazionali, con lo scopo di delineare le competenze e l’operatività dei diversi componenti l’equipe sanitaria e per omogeneizzare gli interventi sull’intero territorio regionale.
Ultimo aggiornamento: 7 Aprile, 08:35
© RIPRODUZIONE RISERVATA «Negli ultimi anni - spiega Luciano Clarizia, presidente dell’Ordine delle Professioni infermieristiche - un gruppo di studi regionale composto da medici e infermieri, ha predisposto una serie di ptrotocolli strutturati secondo le più recenti linee guida internazionali, con lo scopo di delineare le competenze e l’operatività dei diversi componenti l’equipe sanitaria e per omogeneizzare gli interventi sull’intero territorio regionale.
Tali protocolli sono stati inseriti in un documento che raccoglie il consenso di tutti i medici e di tutti gli infermieri operativi nei servizi d’urgenza territoriale 118 della regione. Quel documento - prosegue Clarizia - doveva essere rapidamente e formalmente validato, stante l’ampio consenso raggiunto». E invece, «a distanza di molti mesi - rimarca Clarizia - continua a mancare la validazione formale, per una posizione preclusiva e giuridicamente forzata di alcuni medici che ritengono che i protocolli predisposti comportino l’assegnazione agli infermieri di attività mediche. Una situazione di stallo che mette a rischio la continuità operativa di un servizio, quello dell’emergenza 118».