Electrolux. Il lockdown totale di Shanghai si sente fino a Porcia: ferme le spedizioni

Giovedì 21 Aprile 2022 di Marco Agrusti
Produzione all'Electrolux
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PORCIA (PORDENONE) - Qualche settimana fa, un caso simile aveva provocato - a migliaia di chilometri di distanza - più o meno gli stessi effetti. La megalopoli industriale di Shenzhen (alle porte di Hong Kong, ma nella Cina continentale) era andata in lockdown per l’aumento dei casi di Covid e si erano bloccate le spedizioni di materiale elettronico in arrivo verso l’Europa. Electrolux aveva risposto fermando a fasi alterne il lavoro in fabbrica. Ora le conseguenze potrebbero essere potenzialmente anche peggiori, perché a fermarsi è Shanghai, il porto più grande del mondo. 


L’ALLARME


All’Electrolux di Porcia non si è lavorato il venerdì santo e nemmeno martedì 19 aprile, cioè dopo Pasquetta. «Uno stop programmato - spiega Walter Zoccolan della Rsu di fabbrica - ma figlio della carenza di materiali».

Si è approfittato, insomma, del “ponte” pasquale ma i motivi alla base della fermata dello stabilimento sono quelli che riempiono di preoccupazione. Il filo diretto, infatti, porta proprio al lockdown deciso dal governo cinese per Shanghai. Sono una ventina, i milioni di cittadini costretti nelle loro case. I trasporti funzionano a singhiozzo, nella megalopoli (cuore finanziario della Cina e dell’Asia tutta) è praticamente tutto chiuso nel tentativo - per ora fallito - di chiudere la porta di fronte all’avanzata della variante Omicron. Ma ciò che è peggio, a lavorare di meno sono le fabbriche. E proprio nella grande area di Shanghai si trova uno degli stabilimenti produttivi incaricati di fornire alla Electrolux di Porcia alcune schede elettroniche molto complesse che concorrono all’assemblaggio delle lavatrici prodotte nel sito pordenonese della multinazionale. 


CONSEGUENZE


Proprio da Shanghai, negli ultimi giorni, sono arrivate brutte notizie per lo stabilimento Electrolux di Porcia. «Alcuni carichi - spiega sempre Zoccolan - dovevano partire per via aerea, dal momento che allo stato attuale i volumi di produzione fanno preferire quel tipo di trasporto rispetto alla spedizione via mare. I collegamenti, però, sono saltati a causa del lockdown duro che sta colpendo proprio Shanghai nelle ultime settimane». Semplicemente la fabbrica che doveva produrre i componenti destinati alla Electrolux (ma anche a molti altri clienti in varie parti del mondo) non lo ha fatto perché ha risentito dello stop alle attività imposto dalla quarantena forte voluta dal governo cinese. E il riverbero è arrivato fino a Porcia, causando lo stop produttivo - l’ennesimo - nello stabilimento pordenonese già provato dal lockdown di Shenzhen. 
«Al momento - spiegano ancora una volta dai vertici della Rsu di fabbrica di Porcia - le aziende produttrici nel distretto industriale di Shanghai hanno ridotto del 30 per cento la loro capacità di “sfornare” materiali. Resta “vivo” un 70 per cento, che però dev’essere spartito tra tutti i clienti in attesa in giro per il pianeta». E non è poca cosa. 
Si aggiunge poi la difficoltà di provvedere al trasporto, dal momento che l’aeroporto di Pudong, uno dei più grandi dell’intero continente asiatico, funziona praticamente a un quarto del servizio e che il porto di Shanghai (il più importante del mondo) è di fatto semi-paralizzato con centinaia di portacontainer in attesa di poter attraccare o salpare. Una situazione che se non dovesse migliorare aumenterebbe ancora di più il clima di incertezza nello stabilimento di Porcia. 

Ultimo aggiornamento: 22 Aprile, 09:36 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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