Aumenta l'occupazione, ma non per le donne. E i sindacati avvertono: rischio autunno disastroso

Giovedì 16 Giugno 2022 di Marco Agrusti
Un operaio in fabbrica

Ci sono due dati contrastanti, uno col segno più e l’altro col segno meno.

In Friuli Venezia Giulia l’occupazione è cresciuta nel primo trimestre dell’anno. E questo è il segno più, il dato che consola. Il divario di genere, però, resta ancora imbarazzante, se si pensa che in regione il totale degli occupati è diviso - nel 2022- tra il 74% per i maschi contro il 61,1% delle femmine. Quasi una donna su tre, quindi, non risulta al momento occupata. Sono i numeri diffusi ieri dall’Ires: riguardano il periodo che si è concluso a marzo, cioè quando teneva ancora la ripresa del 2021 e quando la guerra in Ucraina non aveva ancora iniziato concretamente a manifestare i suoi effetti macroeconomici. Il trend testimonia quanto le aziende credessero nella fase espansiva. 


I NUMERI


Nel primo trimestre il numero di occupati è pari a 516.300 unità, 17.400 in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso (+3,5%). Anche nel confronto con i primi mesi del 2020, quando gli effetti dell’emergenza Covid non avevano ancora avuto un impatto tangibile sul mercato del lavoro, si rileva una crescita (+6.500 unità). La ripresa ha riguardato principalmente il lavoro dipendente (+15.200 unità). Il tasso di occupazione regionale (calcolato nella fascia di età compresa tra 15 e 64 anni) nella prima parte di quest’anno si è attestato al 67,6%. Ma con il divario di genere già illustrato. 


L’ALTRA “FETTA”


Per effetto della tendenza alla risalita, diminuiscono gli inattivi. Rispetto allo scorso anno sono diminuite le persone inattive (-10.800 tra i 15 e i 64 anni, pari a -4,9%), ossia quelle che non lavorano e nemmeno sono attivamente alla ricerca di un nuovo impiego. Il numero di persone in cerca di occupazione risulta pari a 30.800, in aumento di 1.100 unità rispetto allo stesso periodo del 2021. Il tasso di disoccupazione (15-74 anni) si è attestato al 5,6% (6,8% per la componente femminile, 4,7% per i maschi). 


LE MISURE


In calo, ma non a Pordenone e a Udine, cioè dove la crisi dei componenti e delle materie prime si è fatta sentire con più forza e in anticipo, l’uso degli ammortizzatori sociali. Nel periodo gennaio-aprile 2022 sono state autorizzati 3,7 milioni di ore di cassa integrazione, oltre 10 in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (-73,7%). Sono in aumento solo le ore relative agli interventi straordinari nelle province di Udine e Pordenone. Anche le ore autorizzate nell’ambito dei Fondi di solidarietà (esclusi quelli gestiti dagli enti bilaterali), che riguardano i datori di lavoro che occupano mediamente più di cinque dipendenti e che non rientrano nel campo di applicazione della cassa integrazione guadagni, sono in netta diminuzione nei primi quattro mesi dell’anno (-91,8%), dopo i picchi del biennio precedente.


L'ALLARME

Occupazione in crescita, sì, ma di che tipo? Si tratta davvero di un passo verso la stabilizzazione dei lavoratori? E soprattutto, questo buon dato sarà in grado di essere duraturo oppure le statistiche verranno travolte dalla congiuntura internazionale aggravata dall’inflazione galoppante che ha costretto la Banca centrale europea ad agire sui tassi di interesse? 
Si deve necessariamente partire dalla risposta alla seconda domande. E immediatamente si capisce come siano più le nubi che il sereno. A parlare è il segretario regionale della Cgil, William Pezzetta. «Siamo di fronte ad una situazione altamente instabile - premette il rappresentante sindacale -, composta essenzialmente da questi fattori: la crisi energetica, gli effetti del conflitto tra Russia e Ucraina, la difficoltà per le aziende di rintracciare componenti indispensabili alla loro produzione, la corsa dell’inflazione. Per tutte queste ragioni, abbiamo il timore di essere alla vigilia di un autunno molto complicato». Una stagione “calda” per l’economia e il lavoro in regione, tanto da far temere lo scenario peggiore. 
«Il pericolo - dice chiaramente William Pezzetta - è quello che in questo autunno ci troviamo di fronte a situazioni di forte disagio, con un rischio occupazionale concreto». Che tradotto significa riduzione del personale, aziende costrette a licenziare. «Con il fulcro della crisi che già si sta facendo sentire ad esempio nel settore dell’automotive», prosegue ancora il rappresentante sindacale. «Per ora il lavoro tiene, ma in autunno potrebbe non essere più questo il quadro», con lo spettro della recessione a stagliarsi sempre più chiaramente all’orizzonte. 

Ultimo aggiornamento: 17 Giugno, 10:59 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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