Dottoressa "rifiutata" dopo il rimpatrio. Anna aveva scelto di tornare dagli Usa, ma «nessuno le dà un posto»

Giovedì 23 Febbraio 2023 di Lorenzo Padovan
Dottoressa "rifiutata" dopo il rimpatrio. Anna aveva scelto di tornare dagli Usa ma «Nessuno le dà un posto»

PORDENONE - Non solo cervelli in fuga. C’è anche il caso delle menti brillanti che vogliono tornare a casa e che si vedono le porte sbattute in faccia. La denuncia arriva da Roberto Dall’Amico, direttore del Dipartimento materno-infantile dell’Asfo, che comprende gli ospedali di Pordenone e di San Vito al Tagliamento.

 
LA STORIA
Il racconto è quello di una dottoressa veneziana che doveva trovare posto all’ospedale di Pordenone. «Anna è una pediatra. Lavora da vent’anni negli Stati Uniti - è il racconto del primario pordenonese -. È partita da sola. Non per soldi. Nessuno o quasi fa le valigie per questo. Si parte per vivere in un Paese diverso, per amore, per imparare, perché senti di doverti dare un opportunità nuova. Perché mancano ancora molti pezzi a completare il puzzle della tua formazione e della tua vita. Un mare diverso dove passeggiare la sera. L’oceano davanti a Los Angeles ha un sapore e una luce nuova. Anche se non riesci ad immaginare cosa ci sia dall’altra parte. Studio. Lavoro. Ricerca. Pubblicazioni su riviste sempre più prestigiose - prosegue la narrazione della brillante carriera della professionista che si è spostata da una costa all’altra degli Usa -. Anna ce l’ha fatta. Ha un nome e un curriculum che le permettono di vedere un altro mare. Di andare spesso ad Ellis Island. Dove tanti italiani sono arrivati prima di lei. Poi qualcosa cambia dentro la testa di Anna. Le soddisfazioni professionali sono tante, il lavoro è ben retribuito e gli orari meno gravosi. Ma sente di dover tornare a casa. Anche se lavoro e stipendio non saranno gli stessi. Ha bisogno del suo mare. Di immaginare nuovamente i Paesi che stanno dall’altra parte del suo mare Adriatico». Il finale della storia è però amaro: «Non è una bella storia - ricorda Dall’Amico -. Perché Anna non tornerà.

Nessuno è disposto a darle un posto. Nemmeno molto al di sotto di quello che dovrebbe spettarle per quello che vale. Quasi 15 mila medici italiani negli ultimi dieci anni sono andati a lavorare all’estero. Un decimo di quelli che si laureano. Pochi torneranno. Perché tornare, come è successo ad Anna, è più difficile che partire».


IL RAGIONAMENTO
Il primario ha portato anche altri esempi della difficoltà a rimpatriare. «Una neurologa residente in Veneto che ha lavorato per 5 anni in una delle migliori università europee è costretta ad accettare un contratto a tempo determinato da ridiscutere alla scadenza. Perché non è nemmeno vero che in Italia mancano i medici. Come riporta anche il presidente degli ordini Anelli, l’Italia è tra i primi posti in Europa come rapporto medici e residenti, che è di 4 ogni mille. Con una media europea di 3.8 e americana di 2.5 sempre ogni mille abitanti. Il nostro problema è di tipo organizzativo. Troppi Pronti soccorso piccoli e poco utilizzati, troppi punti nascita con una natalità in forte calo e senza possibilità di reale ripresa. Solo con l’accorpamento dei punti nascita potremmo risolvere molti problemi legati alla carenza di pediatri e ginecologi evitando anche il ricorso a gettonisti che costano molto di più dei medici strutturati. Problemi che i nostri politici conoscono bene ma che fanno fatica ad affrontare per i molti e a volte comprensibili interessi che ruotano attorno a questi processi».


LA RICETTA
Secondo Dall’Amico, «le fughe dal sistema si contengono anche così. Dando ai medici la possibilità di lavorare in squadre numericamente adeguate, con casistiche impegnative. Dove ci sia la possibilità di crescita. La retribuzione passa sempre in secondo piano. Nessuno fa questo lavoro per i soldi». In questo quadro, la situazione del Dipartimento materno-infantile del Friuli Occidentale pare essere un’isola felice. «Siamo stati fortunati perché l’organico è praticamente al completo. Lo si deve alla capacità dei professionisti di fare squadra e di adattarsi alle situazioni. Tutti ruotano sia su Pordenone sia su San Vito e questo garantisce una qualità alta».

Ultimo aggiornamento: 17:13 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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