Paola vive in una stalla abbandonata e si sfama con erba all'aceto

Lunedì 22 Marzo 2021 di Susanna Salvador
L'alloggio della 45enne
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PASIANO - Le prime parole trasudano diffidenza. La diffidenza di chi per lungo tempo ha chiesto un aiuto che le è sempre stato negato. Paola, 45 anni, racconta a fatica la sua storia e lo fa soprattutto per ringraziare i carabineri. «Loro mi hanno aiutata, lo scriva. Loro sono venuti a portarmi le taniche d’acqua, un pezzo di formaggio» e una parola di conforto e di vicinanza. Loro sono il comandante Massimo Scarda e Loris Bertoia della stazione dei carabinieri di Prata, e i colleghi del Radiomobile di Sacile Olivier Perin, Daniele Bozzetto e Luca Maset. La donna è stata costretta a trasferirsi, dopo varie vicessitudini, a Pasiano. Per anni aveva diretto allevamenti di bestiame di dimensioni importanti in centro Italia.

E anche nel piccolo comune del pordenonese quello sarebbe dovuto essere il suo compito. 


LE DIFFICOLTÀ
Ma la vita le ha riservato le sue pagine più brutte e difficili: il lavoro improvvisamente non c’era più e lei si è ritrovata a vivere in una stalla abbandonata, senza energia elettrica e acqua corrente. Senza soldi nemmeno per comperarsi da mangiare. tanto che, racconta con i singhiozzi trattenuti che alla fine esplodono in un mare di rabbia e dolore, «per settimane ho mangiato l’erba dei campi bagnata dall’aceto. Era l’unico modo per sfamarmi. Per prendere l’acqua dovevo fare chilometri a piedi e mai nessuno mi ha detto “si fermi qui, prenda l’acqua da noi”. Nessuno. Non mi sono potuta lavare per tre mesi, ero senza vestiti, senza cibo». La storia di Paola è fatta anche di denunce e avvocati, ma questo è un altro capitolo.

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APPELLI INASCOLTATI
Paola ha bussato a tante porte, ha chiesto di incontrare il sindaco, di avere una mano dai servizi sociali. Invano. «Ma sono italiana. Ho passaporto italiano, sono una persona per bene che ha sempre lavorato e che aspetta di ricevere i soldi (tanti) che mi devono per il mio lavoro. Invece mi hanno negato tutto perchè non risiedo in Friuli. Mi hanno negato anche la dignità». Ma in mezzo a tanta aridità la 45enne ha incontrato lungo la sua strada delle anime buone con la divisa da carabiniere. Prima il comandante Scarda che l’ha aiutata a sbrigare alcune pratiche e non solo, poi gli uomini del Radiomobile di Sacile che hanno preso a cuore la sua storia. «Due mesi fa, dopo l’ennesima chiamata al 112, sono stato mandato dalla signora perchè aveva chiesto aiuto ed era disperata - racconta Perin -. Quando siamo arrivati era tutto buio, poi ho visto da lontano una piccola luce: era lei con una pila che ci chiamava».


I CARABINIERI
Perin e i suoi colleghi hanno visto le condizioni per nulla umane nelle quali era costretta a vivere Paola, l’hanno ascoltata con orecchie e cuore e le hanno dato una mano. Le hanno trovato grazie alla solidarietà di alcuni commercianti un gruppo elettrogeno e una batteria da camion per farlo funzionare, così che potesse avere l’energia elettrica. Le hanno portato delle cisterne di plastica da mille litri per l’acqua, dei vestiti, dei cibo, delle parole gentili. «Lei scalda 25 litri di acqua - racconta Perin -, poi li porta dentro, mette una pompetta e si lava così». Una piccola stufetta le consente di non morire di freddo e ora può contare anche sul reddito di cittadinanza. E dove non arriva lo Stato arriva il cuore grande dei carabinieri. «Sono stati loro a salvarmi, lo dica. Loro ad ascoltarmi, a ridarmi la dignità e a farmi sentire viva. Sono italiana, ma mi hanno trattato come se fossi invisibile». Paola ha comunque bisogno di aiuto, l’aiuto di tutti.

Ultimo aggiornamento: 23 Marzo, 14:42 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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