Boom di richieste di divorzio dopo il lockdown, pesa la convivenza forzata

Giovedì 16 Luglio 2020 di Alberto Comisso
In aumento le richieste di divorzio e separazione
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PORDENONE - Un autentico boom di richieste, che addirittura ha già fatto registrare un’impennata del 30 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. La quarantena imposta dal Coronavirus ha portato famiglie e coppie a vivere una convivenza forzata o, al contrario, ad affrontare la relazione a distanza, in alcuni casi rafforzando e in altri mettendo in crisi molti rapporti.
LE STIME
Con la fine del lockdown - anche se al momento non è ancora possibile fornire dei dati certi esaustivi - si è assistito ad un aumento di richieste di separazione e divorzio che, una prima stima, sfiora il 30 per cento. Una percentuale da capogiro. Per trovare indicatori simili è necessario andare indietro nel tempo: «Il fenomeno - spiega l’avvocato Alessandra Marchi - è analogo a quello che è accaduto in passato, dopo la crisi economica che ha colpito l’Italia a partire dal 2008. Dopo quel periodo non ci aspettava certo un aumento delle separazioni e dei divorzi, ma così è stato. Si è dovuto inoltre constatare che nemmeno le difficoltà economiche erano riuscite a tenere unite le famiglie». Ma non c’è solo questo aspetto. «Stanno pervenendo - afferma l’avvocato - anche parecchie richieste di revisione delle condizioni di separazione o divorzio. La crisi economica innescata dalla pandemia, infatti, ha ridotto i redditi di molti lavoratori (commercianti, ristoratori, artigiani, professionisti e dipendenti) rimasti a casa in attesa di ricevere la cassa integrazione che per molti non è ancora arrivata. Non riescono pertanto a far fronte agli impegni di mantenimento e a pagare gli assegni a favore dell’ex o dei figli non autosufficienti stabiliti al momento della separazione, del divorzio o della fine della relazione di fatto». Giustamente le persone si pongono il problema: non pagare l’assegno mensile, stabilito da un provvedimento del giudice o da un accordo di negoziazione, integra il reato di violazione degli obblighi di assistenza familiare punito con la reclusione sino a un anno o con la multa sino a 1.032 euro. «Chi non riesce a far fronte agli obblighi presi - precisa Marchi - non può limitarsi a non pagare, adducendo una difficoltà economica, ma deve modificarli. Le richieste di revisione, per avere un riscontro positivo, devono essere attivate solo se i redditi si sono ridotti in modo stabile, tanto da rendere praticamente impossibile, per chi è onerato dal versamento dei contributi, di pagarli. Non basta dunque una contrazione temporanea dei redditi, ma deve essere effettiva e stabile. Se così non fosse, il consiglio è sicuramente quello di chiedere delle dilazioni di pagamento, che tengano conto della difficoltà temporanea ottenere e, comunque, tali da non privare i figli del sostentamento».
IL PARERE
Per evitare che separazioni e divorzi siano frutto di decisioni affrettate «il mio consiglio è di muoversi con cautela e ponderazione e di non essere precipitosi. Sicuramente - ravvisa l’avvocato Marchi - le persone sono molto provate dopo la quarantena. Bisogna tenere in debito conto anche degli effetti di queste decisioni sui figli che, invece, in questo periodo di lockdown hanno avuto l’occasione di trascorrere più tempo con i genitori e di apprezzare quelle quotidianità che caratterizzavano un ritrovato stare insieme in famiglia e che, all’improvviso, verrebbe meno. Magari, appunto, per una decisione affrettata dei genitori. Auspico inoltre che, nell’ambito di una materia così delicata come quella del diritto di famiglia, nel Tribunale di Pordenone, dove attualmente le udienze si stanno celebrando con la prassi della trattazione scritta o con modalità da remoto, si possa riprendere le modalità pre-Covid. Quindi in presenza, dal momento che nella materia del diritto di famiglia l’approccio personale è sicuramente migliore e diverso da quello rappresentato da un foglio di carta o da un video».
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