Discoteche, la rivolta dei titolari: "Le nuove regole sono folli, saremo costretti a richiudere"

Giovedì 11 Giugno 2020 di Marco Agrusti
Il Mister Charlie di Lignano Sabbiadoro
PORDENONE E UDINE Hanno fatto squadra, unendo la voce in una sola, ferma condanna: «Le regole per riaprire le discoteche sono inapplicabili. E le linee guida improponibili, così ricominciare a lavorare significa fallire. Si rischia il bagno di sangue, perché per quanto si provi a ridurre i costi non ci si potrà stare comunque dentro. Per le istituzioni eravamo degli invisibili, privati di ogni aiuto. Ora possiamo aprire, rischiando di richiudere tutto dopo poco tempo». La voce è quella di Adriano Cerato, titolare del Mister Charlie di Lignano. Ma la sua non è un’opinione personale: «Io e i gestori degli altri locali notturni della costa del Fvg abbiamo fatto squadra: questo è il nostro pensiero, non il mio». Un pensiero fatto di rabbia, perché nel giorno dell’annuncio della riapertura è arrivata anche la mazzata delle nuove regole: due metri di distanza durante il ballo e ingressi contingentati, solo per citare le norme più dure. «Siamo arrabbiati, per usare un eufemismo», è la posizione dei gestori delle discoteche del litorale. 
LA SORPRESA
Lo sfogo, però, nasconde una sorpresa: in realtà una riapertura ci sarà, ma si tratterà solo di un test. Il Kursaal di Lignano Pineta è pronto a ripartire come discoteca già il 20 giugno, come il Cantera di Sistiana (Trieste), mentre il Charlie (per ora come disco, non come ristorante) guarda a sabato 27 giugno. «Ci adegueremo - spiega Cerato - ma solo per due settimane. Se le regole non cambieranno, dopo 15 giorni di test consegneremo le chiavi dei locali». A pesare non sono solo le regole anti-contagio, ma un altro dettaglio non trascurabile: il rispetto delle disposizioni dev’essere fatto valere dai titolari del singolo locale. Tradotto, se qualcuno sgarra, la discoteca chiude. E torna, allora sì, il suo lockdown. Ma se sgarrare significasse superare la distanza di due metri tra le persone durante il ballo? Vale lo stesso, è responsabilità del gestore. E l’eventualità spaventa al punto da indurre i titolari dei locali più famosi alla prima levata di scudi contro le nuove linee guida. 
IN PROVINCIA DI PORDENONE
Ma d’estate non ci sono solo le grandi e famose discoteche che animano la vita notturna delle località balneari. In provincia di Pordenone, ad esempio, hanno fatto fortuna negli anni alcuni eventi all’aperto, a metà tra la disco vera e propria e la festa a tema. Due nomi su tutti: Coco Loco e Fuoritutti, due marchi diventati famosi per attirare migliaia di persone a bordo piscina o nei giardini di grandi ristoranti. Per quanto riguarda la gestione del Fuoritutti, ci sarebbe anche la volontà di ripartire, ma è altrettanto forte la sensazione che il gioco non valga la candela. Si tratta infatti di feste che si basano su grandi numeri in spazi aperti, difficili quindi sia da controllare che da contingentare come vorrebbero i paragrafi più “tosti” delle nuove linee guida. 
Fa un passo in più, ed è quello decisivo, Andrea Serio, “patròn” dell’evento Coco Loco, nato a Cordenons all’Eurosporting e poi esportato anche altrove con successo: «Partendo dal presupposto che la discoteca nasce come luogo di aggregazione - spiega -, purtroppo credo sia difficile poter aprire mantenendo le distanze di sicurezza e rispettando alla lettera i protocolli. Diventerebbe impossibile gestire la situazione e per un titolare sarebbe una condizione d’ansia continua. Stare a distanza in discoteca è semplicemente innaturale. Il Coco Loco, per questo, almeno per il momento non riaprirà. Lo riteniamo impossibile, visti i tempi». Una martellata - un’altra - sul divertimento in provincia. 
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