​Parlano i fratelli Lorenzon: «Noi, in prima linea per salvare gli operai»

Domenica 4 Dicembre 2016 di Marco Corazza
Parlano i fratelli Lorenzon: «Noi, in prima linea per salvare gli operai»
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«Sono sorpreso di tanto clamore, anche perché ora io cerco il silenzio». Diego Lorenzon, imprenditore 53enne di San Michele al Tagliamento, è salito alla ribalta delle cronache per la sua assoluzione. Era finito sul banco degli imputati in Tribunale a Pordenone con l'accusa di aver omesso il versamento di 262 mila euro di ritenute certificate. Denaro che aveva preferito impiegare per pagare gli stipendi degli operai e per saldare i fornitori. Lorenzon, anzichè approfittare della possibilità di un rinvio, ha anche sollecitato la sentenza perché malato.
«Ora che il Tribunale mi ha assolto mi stanno cercando tutti - spiega Lorenzon - io preferisco il silenzio. Il mio silenzio, che paradossalmente fa molto clamore, è una forma di rispetto. Quanto accaduto è un tema che deve far riflettere». 
Fa riflettere anche perchè Diego Lorenzon avrebbe potuto cercare di allungare il più possibile il dibattimento in Tribunale, eppure con la sua umiltà ha chiesto al Giudice, che voleva rinviare l'udienza, di essere processato subito. «Non so se potrò presenziare alle prossime udienze», aveva spiegato l'imprenditore in aula, facendo presente la gravità delle sue condizioni di salute.
«Non ho panfili né case a Cortina o conti segreti - spiega ora Lorenzon - io e i miei fratelli Paola e Gianfranco abbiamo messo in azienda anche i fondi delle nostre assicurazioni per uscire dalla crisi e poter continuare a lavorare».
 
Il giudice Rodolfo Piccin ha compreso l'operato dell'imputato, assolvendolo. Un esempio, quello dell' ex vicepresidente di Confindustria Veneto che mette in evidenza la sua personalità e onestà. Un uomo d'altri tempi, verrebbe da dire: proprio quelli in cui la Poolmeccanica Lorenzon è nata. Un lungo passato, un continuum di passaggi generazionali e trasformazioni aziendali che hanno permesso l'affermaziome di un'impresa artigianale prima, e di una realtà industriale oggi.
«La normalità questa volta ha fatto clamore», fa eco Gianfranco Lorenzon, attuale presidente dell'azienda. «Non è stato semplice per noi decidere di non saldare - spiega ancora il fratello dell'ex imputato - abbiamo sempre pagato tutto e tutti. Quando ci siamo trovati con un conto da quasi 300 mila euro da un lato e gli obblighi nei confronti di dipendenti e fornitori, abbiamo optato per questi ultimi. Di fatto noi stessi avevamo dei crediti dallo Stato e dai clienti. Purtroppo la crisi ci ha segnato come tanti altri imprenditori in quei tempi. Le scelte erano diverse, la nostra è stata alla fine quella giusta. Molti imprenditori, che in questi giorni ci stanno contattando, ci hanno riferito che in tribunale non hanno avuto lo stesso epilogo. Purtroppo per alcuni colleghi è arrivata la condanna. L'applauso per noi è stato emozionante».
«Ci siamo comportati da padri di famiglia - aggiunge Gianfranco Lorenzon - Crediamo nel nostro Paese, nelle nostre maestranze, nella nostra azienda.

Abbiamo pagato in 10 anni 6,8 milioni di tasse e il 30% di sanzioni per i ritardi, pensiamo di essere stati sufficientemente puniti».

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