PORDENONE - Cinque, forse sei secondi per uccidere Teresa e Trifone. Sette minuti per disfarsi della pistola nel laghetto del parco di San Valentino e poi tornare a casa e far finta di giocare al videogame su internet. L’alibi di Giosuè Ruotolo, il ventiseienne di Somma Vesuviana sottoposto a misura cautelare in carcere per duplice omicidio aggravato dalla premeditazione, è stato demolito dai Carabinieri. Il procuratore di Pordenone, Marco Martani, al suo fianco il pm Matteo Campagnaro che ha coordinato le indagini assieme al collega Pier Umberto Vallerin, parla di un «quadro accusatorio con prospettive dibattimentali». E il gip, Alberto Rossi, individua due esigenze cautelari: la possibilità di inquinare le prove e un generico pericolo di reiterazione del reato. Secondo il giudice, così come avrebbe ucciso Teresa per eliminare un testimone che avrebbe potuto indirizzare i sospetti degli inquirenti sul commilitone di Trifone, Ruotolo potrebbe uccidere ancora «per ritorsione e vendetta amici o conoscenti che lo avrebbero tradito».
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