Omicidio Coltro, è giallo: sulla pistola il Dna dell'ucciso e non del killer

Martedì 16 Aprile 2019
La Beretta con la quale Haprian ha ucciso Alessandro Coltro

PORDENONE-  C'è il Dna della vittima nella pistola che Lucian Marius Haprian ha usato per uccidere Alessandro Coltro, il 48enne sacilese trovato in un boschetto del parcheggio del centro commerciale Meta di Fontanafredda la sera del 25 settembre 2018. I carabinieri del Ris di Parma hanno trovato tracce biologiche sull'arma del delitto. Sarebbero stati isolati quattro profili genetici, nessuno dei quali, come sarebbe logico pensare, appartiene all'autore dell'omicidio. È stato invece isolato quello di Coltro. Di lui ci sono tracce sul silenziatore, sul carrello e sul grilletto della Beretta 22. Un'ulteriore traccia lasciata dalla vittima, sempre di natura biologica, è stata individuata su un proiettile.
 
Non si tratta di sangue, il profilo genetico potrebbe essere stato ricavato da sudore o da cellule epiteliali.
Le conclusioni degli esperti del Ris sono state depositate a metà marzo, pochi giorni prima dell'interrogatorio che Haprian, 48 anni, romeno, avrebbe dovuto sostenere davanti al sostituto procuratore Monica Carraturo e al procuratore Raffaele Tito il 21 marzo. In quell'occasione si era avvalso della facoltà di non rispondere. I suoi legali - Guido Galletti e Laura Ferretti - non avevano ancora analizzato la documentazione arrivata da Parma e relativa alle analisi fatte sui reperti inviati dai carabinieri della sezione Rilievi scientifici del Nucleo investigativo di Pordenone.
Ciò che è emerso in laboratorio si presta a una doppia lettura: un tentativo di difesa da parte della vittima o Haprian dopo aver ammazzato l'artigiano di Sacile gli ha messo la pistola tra le mani per simulare un'aggressione? Sono interrogativi a cui la Procura non è ancora riuscita a dare una risposta. Haprian ha confessato il delitto, ma la sua versione non ha mai convinto gli investigatori guidati dal maggiore Pier Luigi Grosseto. L'uomo ha sempre negato di aver teso un agguato a Coltro: «Volevo solo fare una rapina. Gli avevo proposto la vendita di un Rolex, quando ho tentato di strappargli di mano i soldi, lui ha reagito e ne è nata una colluttazione». Haprian sostiene di aver sparato perchè temeva che Coltro fosse armato. Ma i quattro colpi sono stati esplosi contro la testa della vittima, difficile pensare a una legittima difesa.
Quella sera Coltro andò a Fontanafredda con un commerciante di Sacile. In ballo non c'era l'affare del Rolex, ma 15mila euro che il commerciante aveva consegnato a Coltro convinto che sarebbero stati cambiati con banconote di grosso taglio, dietro un compenso di 1.000/2.000 euro. Coltro si è inoltrato nel boschetto, doveva essere una questione di pochi minuti, invece tra gli alberi ha trovato la morte. Haprian - cuoco, pizzaiolo, scultore per passione, laureato in Psicologia - dopo aver ucciso l'artigiano di Sacile ha sepolto la pistola in un campo avvolgendola in un panno e in un sacchetto di nylon per non rovinarla. L'uomo, un passato nella Legione straniera tra il 1995 e il 1997, da una paio di settimane è stato trasferito nella casa circondariale di Vicenza. All'esame della Procura ci sono anche le posizione delle sorelle Cricersa Garcia, 33 anni, gestrice del ristorantino Palo Alto di Porcia dove Haprian faceva il pizzaiolo, e Cesarina Garcia, 29, che la sera del delitto accompagnarono Haprian a Fontanafredda.
Cristina Antonutti
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Ultimo aggiornamento: 12:44 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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