Cugine morte sull'A28, il giallo della fuga del pirata: qualcuno può averlo aiutato

Giovedì 3 Febbraio 2022 di Cristina Antonutti
Sara e Jessica, ragazze morte in un incidente stradale sulla A28
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PORDENONE - Un’ora e mezza di buco dopo la strage in A28. L’imprenditore Dimitre Traykov, 61 anni, non ha ancora spiegato come è tornato a casa dopo aver causato l’incidente in cui sono morte la ventenne Jessica Fragasso di Mareno di Piave e la cugina 26enne Sara Rizzotto, di Conegliano, mamma delle due bimbe di 2 anni  e di 5 mesi rimaste gravemente ferite.

Non lo ha detto neanche il gip Giorgio Cozzarini, ieri chiamato a convalidare l’arresto e a decidere sull’istanza di misura cautelare in carcere presentata dal sostituto procuratore Federico Facchin. Traykov, collegato in videoconferenza dal carcere di Udine e assistito dall’avvocato Gianni Massanzana, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Ha detto che preferisce parlare quando avrà realizzato quello che è accaduto. Il gip si è riservato: la sua decisione è attesa oggi.

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LA FUGA

A Traykov si contesta l’omicidio stradale plurimo, la fuga in caso di omicidio stradale, l’omissione di soccorso e la fuga dal luogo dell’incidente. L’uomo sostiene di essere tornato a Pordenone a piedi, circa un’ora mezza di cammino, al buio, percorrendo oltre una decina di chilometri. È possibile? Polstrada e Squadra mobile sono in attesa di esaminare i tabulati dei suoi telefonini per capire se si è fatto venire a prendere e se c’è qualcuno da indagare per favoreggiamento. Quattro sono i cellulari recuperati. Uno ce l’aveva addosso, tre erano rimasti nel Land Rover Freelander, tanto che dopo l’incidente un amico lo ha chiamato e a rispondere è stato un poliziotto.

È così che è stata scoperta l’identità dell’indagato. La cosa certa è che Traykov è rimasto sul luogo dell’incidente, successo alle 19.40, circa 15 minuti. Lo conferma un’addetta di Autovie Venete arrivata sul posto un quarto d’ora dopo la chiamata di soccorso. Lo ha visto camminare verso Portogruaro, in senso inverso rispetto alla direzione di marcia della corsia autostradale. Lo ha chiamato, ma Traykov ha scavalcato la rete di recinzione e si è allontanato.


GLI ORARI

Alle 21.30 è arrivato a casa, in via III Armata a Pordenone, scarpe e pantaloni infangati, in tasca 5 fazzolettini di carta intrisi di sangue, usati per tamponare le escoriazioni al naso e alle dita delle mani. A confermarlo è la moglie: «Era agitato e ha bevuto un bicchiere di vino. Mi ha detto che aveva avuto un incidente in autostrada». Alle 21.50 i poliziotti sono andati a prenderlo. I suoi indumenti sono sotto sequestro. Hanno tracce di sangue, trovate anche nell’auto che stava provando e che è stata sequestrata.

La Procura vuole analizzare quelle all’interno del Suv per essere certa che appartengano a Traykov. Oggi il medico legale Michela Frustaci dovrebbe invece esaminare le ferite dell’imprenditore e sottoporlo a un prelievo di sangue per stabilire, attraverso i tempi di assorbimento dell’alcol, se il tasso alcolemico compreso tra 1,51 e 1,31 grammi/litro, accertato con l’alcoltest, può essere attributo al bicchiere di vino indicato dalla moglie o se Traykov guidava ubriaco. La difesa intende opporsi all’accertamento ripiegando su una richiesta di incidente probatorio per avvalersi del contradditorio. Traykov in passato è stato condannato per guida in stato di ebbrezza: era il 1998. Le altre due condanne per riciclaggio e resistenza sono ancora più datate, per queste ha ottenuto la riabilitazione dal Tribunale di sorveglianza di Trieste.

Ultimo aggiornamento: 10:41 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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