Cro, futuro a rischio: volano gli stracci nel Consiglio. Agrusti minaccia di andarsene, Ceraolo lo fa

«Il Governo sta verificando i requisiti di tutti gli Ircss a livello nazionale. Un sconfitta per tutti se Aviano venisse cancellato»

Venerdì 5 Maggio 2023 di Loris Del Frate
Cro, futuro a rischio: volano gli stracci nel Consiglio. Agrusti minaccia di andarsene, Ceraolo lo fa

AVIANO - Roberto Ceraolo, ex sindaco di Sacile, ora assessore, si è dimesso dal Consiglio di indirizzo e valutazione del Cro di Aviano.

Se l’altro giorno, nel corso di una riunione carica di tensioni, un altro membro dell’organismo, il presidente Michelangelo Agrusti, aveva minacciato di andarsene sbattendo la porta, Roberto Ceraolo quella porta l’ha già chiusa. Prima ancora che il Gazzettino sollevasse il problema sulla collocazione e l’importanza del Centro oncologico di Aviano a livello regionale. Segno che l’architetto sacilese aveva già capito che più di qualche cosa non andava e il Cro ora sta rischiando seriamente il suo futuro.


Scusi architetto Ceraolo, perchè si è dimesso dal Civ del Cro?
«Oggi sembra che il problema del Centro sia il Comitato di indirizzo e valutazione di cui sono componente. Se servono dimissioni le mie sono sul tavolo del presidente da alcune settimane. Presentate, per la verità, prima della recente polemica».


Vuol dire che al Cro non ci sono problemi?
«Non dico assolutamente questo. Anzi. Ho a cuore il Cro nel quale, come molti altri, ho accompagnato anche persone care, nel loro percorso di malattia e di sofferenza, apprezzando la professionalità, la competenza, la disponibilità, l’umanità del personale medico e infermieristico. Ho quindi partecipato volentieri a questo organo, privato di compenso, anche nella veste di sindaco di Sacile, per testimoniare la vicinanza a questa importante struttura sanitaria».


Tutto giusto, ma veniamo al dunque. 
«Subito. Sarebbe un serio errore confinare la realtà del Cro nell’ambito provinciale. Il riconoscimento di Irccs è in funzione di un ruolo al quale stanno stretti persino i confini nazionali. Gli Irccs in Italia si sono moltiplicati di numero, e il Governo sta procedendo alla verifica degli accreditamenti. Non voglio nemmeno pensare che il Cro possa essere vittima di queste verifiche che rappresenterebbero una sconfitta per tutta la Regione, non solo per Aviano o per il pordenonese».


Ma sono cose che sono state già segnalate a chi di competenza?
«Certo. Sono state più volte indicate dal Civ alla Regione, che ha pieno titolo di governo della partita sanitaria, e alla quale spetta definire una rotta netta e precisa. Basta con concorrenze e “gelosie” tra Aziende sanitarie che non portano da nessuna parte. Il ruolo primario del Cro in Oncologia va riconosciuto. Punto e a capo. E questo non significa mortificare nessuno, ma significa imporre un lavoro “in rete” a tutte le Aziende regionali, oltre ogni focolaio di rivendicazione territoriale».


Intanto che qui si pensa a non mortificare nessuno, in Veneto lavorano e vanno avanti. Noi restiamo indietro. 
«Esatto. E la riflessione si può ampliare, pensando a come e a quanto, negli ultimi decenni, siano cambiati, ad esempio, i parametri nel confronto tra la realtà Friul - Giuliana con quella Veneta. E non solo in campo sanitario. Loro fanno la Strada pedemontana veneta, noi cincischiamo ancora sulla Cimpello Gemona, insistendo su un tracciato contestato che, se modificato, potrebbe invece contestualmente risolvere anche la totale insufficienza del collegamento viabilistico tra Pordenone e Udine.


Scusi, noi siamo anche Regione a statuto speciale. Perché il Veneto allora va più veloce? 
«Le ragioni saranno molteplici, ma credo che la continuità di governo abbia contato molto. Da noi dopo Biasutti, i governi si sono continuamente alternati, nelle persone, ma anche nel colore politico, e questo non ha giovato. Auspico che la continuità raggiunta con la conferma di Massimiliano Fedriga possa inaugurare una nuova e più fruttuosa stagione».


Torniamo al Cro. Cosa si deve fare da subito?
«L’istituto sta lavorando per potenziare la Radioterapia, dotandosi di una macchina a Protoni, capace di ridurre al minimo i rischi collaterali nei soggetti trattati. Un lavoro particolarmente complicato, come del resto tutti gli appalti del nostro Paese. Da molte parti, e da molto tempo, si levano voci per interventi legislativi di sburocratizzazione e semplificazione delle procedure. Nell’attesa, si dispongano almeno delle “corsie dedicate”, più veloci, come per il ponte Morandi, per le realizzazioni di particolare delicatezza e di impatto, soprattutto quando in gioco c’è la salute. Cose che il Civ non può fare».

Ultimo aggiornamento: 07:51 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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