Crisi e poca liquidità: tremila imprese rischiano l'assalto degli usurai

Giovedì 21 Aprile 2022
Crisi di liquidità

PORDENONE - Poco meno di tremila imprese del Fvg si trovano in uno stato di sofferenza finanziaria e sono state segnalate come insolventi dagli intermediari alla Centrale dei rischi della Banca d'Italia. Una situazione che rischia di farle «scivolare tra le braccia degli usurai». Lo si legge nella relazione annuale dell'Osservatorio regionale antimafia, presieduto dall'ex prefetto Michele Penta.

Il testo realizzato dall'Osservatorio non si limita a riassumere l'attività annuale e traccia un quadro generale della situazione in una regione dove si fa avanti «la strategia mafiosa di espansione economica spesso silenziosa, sotto traccia», che punta «all'accaparramento di interi settori dell'economia legale, grazie all'enorme liquidità garantita dai traffici illeciti, assai numerosi in Fvg come è emerso dalle numerose operazioni condotte dalle forze di polizia».

L'infiltrazione della criminalità organizzata è ancor più pericolosa oggi, quando «la carenza di liquidità che famiglie e imprese stanno patendo a causa della grave congiuntura economica fa crescere sempre più il rischio serio e concreto di essere vittime della criminalità attraverso l'odiosa pratica dell'usura». Per questo motivo è necessario «cogliere in anticipo qualsiasi segnale di rischio. Rendere i cittadini e gli imprenditori informati su questi meccanismi perversi è uno dei più qualificanti impegni dell'Osservatorio». Uno dei problemi più urgenti è proprio quello della bollinatura di cui si parlava all'inizio, che per legge non consente alle aziende insolventi di accedere ad alcun prestito erogato dal canale finanziario legale. Per questo motivo la Cgia di Mestre auspica l'impegno del Governo, attraverso il Fondo di prevenzione dell'usura, per aiutare le banche a sostenere le aziende in difficoltà, specie quelle di modeste dimensioni.

Quanto ai settori economici più appetiti dalla criminalità organizzata, l'Osservatorio segnala «il traffico illecito di prodotti petroliferi, in particolare dalla Croazia e dalla Slovenia attraverso il territorio friulano» e ricorda che «il prefetto di Trieste ha richiamato alla memoria come lo scalo giuliano sia già stato scenario di tentativi di infiltrazione da parte della criminalità organizzata nella commercializzazione dei derivati del petrolio». Anche il mercato del contrabbando di tabacco vede «la regione al primo posto in Italia, trascinata da Trieste (al primo posto) e da Udine (al settimo posto)».

La relazione fa anche il punto sui beni sequestrati alle mafie. Si tratta di 22 proprietà attualmente in gestione da parte dell'Agenzia nazionale (4 a Udine, 4 a Casarsa della Delizia, 3 a Trieste, 3 ad Aquileia, 2 a Tricesimo, 2 a Tavagnacco, 1 a Sgonico, Povoletto e Treppo Grande), di 38 beni già consegnati a un destinatario (16 a Spilimbergo, 9 a Trieste, 3 a Lignano Sabbiadoro, 3 a Duino Aurisina, 2 a Udine, 2 ad Aviano, 1 a Cervignano, Tricesimo e Sappada) e di tre aziende confiscate in gestione all'Agenzia, 2 a Palmanova e 1 a Monfalcone. Nell'intensa attività di monitoraggio e sensibilizzazione svolta dall'Osservatorio, va segnalata l'importante iniziativa dei tirocini curricolari rivolti agli studenti universitari degli atenei di Udine e Trieste. La relazione ha fornito al presidente del Consiglio regionale, Piero Mauro Zanin, l'occasione per salutare Michele Penta e ringraziarlo del lavoro svolto. Il presidente dell'Osservatorio regionale antimafia, chiamato ad assumere altri incarichi, sta infatti per concludere anticipatamente il suo mandato e Zanin ha voluto manifestargli il massimo apprezzamento da parte dell'intera assemblea legislativa.
 

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