L'inflazione "ruba" 2 miliardi di euro dai conti delle famiglie friulane: addio al potere d'acquisto

Domenica 9 Ottobre 2022 di M.A.
Spesa al supermercato

Basta andare al ristorante o in un negozio.

Per non parlare di una delle operazioni più routinarie per ogni famiglia: il rito della spesa. Oggi tutto costa di più. È il morso dell’inflazione, il più concreto riflesso di ciò che sta accadendo all’economia mondiale dopo l’aggressione russa nei confronti dell’Ucraina. Un conto salato, che condiziona la vita di tutti i giorni dei cittadini e che erode velocemente il potere d’acquisto. Anche in Friuli Venezia Giulia quelli dell’inflazione sono numeri da brivido. Ha provato a metterli insieme, per ottenere un quadro il più possibile chiaro, il centro studi della Cgia di Mestre. 


IN REGIONE


Due miliardi di euro. Ecco quanto sta pesando l’inflazione sulle tasche dei cittadini del Friuli Venezia Giulia. È una cifra che non si vedeva almeno da 20 anni e che impatta sulla vita delle famiglie. I conti, realizzati dall’Ufficio studi della CGIA, partono dall’ipotesi che le famiglie del FVG abbiano mantenuto nel proprio istituto di credito gli stessi risparmi che avevano a inizio anno. Pertanto, a causa della crescita dell’inflazione stimata per il 2022 all’8 per cento, la dimensione economica reale del deposito bancario ha subito una drastica decurtazione. Certo, una piccolissima parte di questa perdita di potere di acquisto sicuramente verrà compensata dall’aumento degli interessi sui depositi. A seguito dell’incremento dei tassi decisi in questi ultimi mesi dalla Bce, infatti, le banche, nella seconda parte dell’anno, stanno riconoscendo ai propri correntisti degli interessi positivi. Tuttavia, il conto da “pagare” è pesantissimo e colpisce maggiormente le famiglie meno abbienti.


LA MAPPA


Pordenone e Udine sentono di più la crisi dell’inflazione. E non sono buone notizie. In Friuli Venezia Giulia, infatti, sono le famiglie ubicate in provincia di Udine a subire la perdita di potere d’acquisto più elevata in regione pari a 921 milioni di euro; seguono i nuclei residenti a Pordenone con 504, quelli di Trieste con 382 e, infine, di Gorizia con 213. A livello nazionale, invece, le province più penalizzate sono quelle più popolate e tendenzialmente anche con i livelli di ricchezza più importanti: a Roma, infatti, l’inflazione “erode” 7,42 miliardi di euro di risparmi familiari, a Milano 7,39, a Torino 3,85, a Napoli 3,33, a Brescia 2,24 e a Bologna 1,97. Tra le meno esposte, infine, scorgiamo la provincia di Enna con 156 milioni di euro, Isernia con 153 e Crotone con 123.


IL QUADRO


Certo, proseguono gli esperti della Cgia, a causa dell’aumento dell’inflazione, anche lo Stato centrale e le sue articolazioni periferiche subiranno una impennata sul fronte delle uscite. Nel frattempo, però, l’incremento del gettito riscosso è stato molto importante. Nei primi 8 mesi del 2022 rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, le entrate tributarie erariali sono aumentate di 40,69 miliardi di euro. Questo score così positivo è riconducibile a tre fattori: agli effetti del “decreto Rilancio” e del “decreto Agosto”, - che tra il 2020 e il 2021 avevano disposto proroghe, sospensioni - e, in particolar modo, agli incrementi dei prezzi al consumo che hanno spinto all’insù il gettito dell’Iva. Il pericolo che la nostra economia stia scivolando verso la stagflazione è molto elevato. E’ un quadro economico che in tempi relativamente brevi potrebbe verificarsi anche in Italia. Con le difficoltà legate alla pandemia, agli effetti della guerra in Ucraina, all’aumento dei prezzi delle materie prime e dei prodotti energetici rischiamo, nel medio periodo, di veder scivolare la crescita economica verso lo zero, con una inflazione che, invece, potrebbe superare tranquillamente le due cifre.

Ultimo aggiornamento: 17:41 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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