Crisi: nelle fabbriche friulane ferie di Natale lunghe come quelle estive

Giovedì 22 Dicembre 2022 di Loris Del Frate
Un lavoratore

Le fabbriche chiudono per ferie. Vero che c’è Natale, ma sino ad ora, fatta eccezione per gli anni della pandemia, le imprese regionali, soprattutto quelle medie e grandi (salvo qualche rara eccezione) per Natale e Capodanno chiudevano al massimo quattro - cinque giorni che potevano arrivare a sei se in mezzo c’erano dei ponti. Ora, vista la congiuntura, le ferie di dicembre e gennaio diventano come quelle estive: si chiude per almeno 15 giorni. Si risparmia sulle buste paga, sull’energia, si tiene il materiale e in generale si aspettano gli eventi futuri. E questo, salvo qualche rara eccezione, interessa sia la provincia di Udine che quella di Pordenone.


LA CASSA
Ma non è ancora tutto. Già, perchè in alcune aziende che sono già in sofferenza dopo la riapertura dalle ferie che generalmente è stata posticipata all’8 gennaio, si allunga ancora con la cassa integrazione se non per tutti, almeno per una parte della produzione o dei magazzini. Sia chiaro, da Confindustria a tutte le organizzazioni sindacali il refrain è lo stresso: le cose sono andate meglio (molto meglio) rispetto a come erano state dipinte. «Se si pensa - spiega Cristiano Pizzo segretario regionale Cisl - che a settembre il Nordest veniva dato come un vuoto a perdere con imprese su imprese che dovevano chiudere i battenti, possiamo dire che le cose fortunatamente diverse. Attenzione, questo non significa che non siamo preoccupati, anzi, tra i costi energetici ancora in aumento, materie prime che scarseggiano e consumi in calo il futuro non è certo roseo. Il problema - conclude Pizzo - è rispondere a una semplice domanda: che tipo di industria vogliamo in Italia. E questo ce lo devono dire Governo e Confindustria».


IL CALENDARIO
In casa della Cgil si tirano le somme e il primo spaccato arriva dalla provincia di Udine, in particolare dall’Alto Friuli dove Flavio Venuti fa i conti. «Abbiamo situazioni a macchia di leopardo - spiega - a fronte di aziende che chiudono per 15 giorni e che sono la maggioranza, ce ne sono altre che invece lavorano per l’intero periodo. Ad esempio l’Automotiv chiude dal 24 al 2 di gennaio, con una fermata breve anche perchè ha lavoro e il mese di novembre ha ottenuto ottimi risultati. La Modine di Amaro ha già iniziato il 20 e riaprirà sempre il due gennaio, mentre la Modulblok ha mandato tutti in ferie per due settimane. In questo panorama - spiega ancora il sindacalista - c’è pure chi continua a produrre. Penso alla ex Weissenfels dove si tiene aperto e le ferie sono distribuite a rotazione tra i reparti, così come alla Lima Corporate dove si producono protesi ortopediche e si chiuderà solo 4 giorni. Li lavorano oltre 500 persone»


NEL PORDENONESE
Situazioni variegate anche nel Friuli occidentale. «Ad esempio - spiega Gianni Piccinin della Cisl - all’Electrolux di Porcia si chiude da oggi e si rientra il 9 gennaio. Due settimane di ferie sapendo, comunque, che nel 2023 ci sarà da smaltire cassa integrazione». Per quanto riguarda Electrolux c’è da aggiungere che il 10 e il 17 gennaio ci saranno due incontri a Solaro dove il gruppo dovrebbe presentare la proposta per la cifra legata agli incentivi all’uscita. Poi il confronto sugli esuberi tornerà nella sede di Porcia. Restando sempre nell’alveo della multinazionale svedese a Vallenoncello si è chiuso ieri e si riprenderà il 9, ma non è da escludere che ci possano essere anche giorni di cassa almeno a rotazione per parte dei reparti. Alla Zml di Maniago che continua ad avere qualche problema serrande abbassate da domani e rientro, ma non per tutti visto che continua la cassa integrazione, il 9. Gran parte delle azienda più piccole terranno chiuso per due settimane, alcune anche tre. 


CHI VA BENE
Non mancano fabbriche che continueranno a lavorare anche nel periodo natalizia. Tra queste la Savio che pur avendo avuto nei mesi scorsi alcuni problemi non ha comunicato alcuna chiusura. Salvo Natale, santo Stefano e il primo dell’anno, dunque, macchinari accesi e avanti con gli ordini che sono arrivati nell’ultimo mese. Tutte consegne che devono essere completate. 


LA CASSA
Se da un lato è vero che già a settembre quasi tutte le imprese si sono messe al coperto chiedendo cassa, quella effettivamente fatta sino ad ora è intorno al 27 per cento.

Ultimo aggiornamento: 23 Dicembre, 10:14 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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