PORDENONE E UDINE - Al culmine di un pomeriggio sovraccarico di dati, numeri e curve, non è stato escluso nemmeno l’intervento più drastico: chiudere tutta la regione.
L’ACCELERAZIONE
«Siamo in una situazione estremamente allarmante perché c’è stata una impennata improvvisa di contagi, una diffusione mai vista in maniera così rapida», ha proseguito Fedriga. «Lavoriamo su tutte le ipotesi non escludo nulla. Lo dico con chiarezza: preferisco due o tre settimane di sacrifici oggi e con aprile, quando le previsioni danno una discesa dei contagi, riprendersi, piuttosto che prolungare una situazione per più settimane o più mesi che oggettivamente sarebbe insostenibile». Proseguendo oltre le dichiarazioni rese pubblicamente, il presidente ha proseguito: «Dalla task force regionale voglio una serie di dati: dobbiamo capire dove si diffonde di più il contagio, poi decidiamo».
I LAVORI
Ieri pomeriggio gli esperti, capeggiati dal professor Fabio Barbone, hanno lavorato sui numeri. Ne è emerso un quadro che richiede un cambio di passo: il contagio, infatti, non è localizzato solo in alcune aree delle province di Udine e Gorizia (si era parlato delle Valli del Natisone e di alcune zone della Bassa), ma sembra crescere in modo omogeneo nelle due province. «Cerchiamo di evitare ciò che si può evitare», è stato il commento finale di Fedriga. Cioè chiudere tutta la regione. Ma l’intervento sarà probabilmente più esteso rispetto ai singoli comuni. Quanto ai centri di contagio, la scuola non è al primo posto. Dall’analisi della task force emerge sì come sia un’importante fonte di infezioni - quindi soggetta a chiusure - ma in “concorrenza” con il mondo del lavoro e gli incontri tra conoscenti.
LE MISURE
Al momento sembrano escluse le zone rosse, che rappresentano il massimo livello di restrizioni. Si propende per l’arancione “scuro”, quindi con tutte le scuole chiuse, oltre a bar e ristoranti. Si potrebbe circolare solo nel proprio comune, come nella zona arancione “normale”.
I NODI
Ieri è stata una giornata fatta anche di telefonate, da Trieste a Roma. Fedriga ha contattato il ministro della Salute Speranza, per capire le intenzioni del governo ed evitare fughe in avanti. Ma non è all’orizzonte un cambio di passo sul sistema dei colori, quindi la Regione dovrà agire da sola. La seconda partita è quella dei ristori che dovranno arrivare da Roma in caso di chiusure, e tra i benefici c’è anche il congedo parentale per mamme e papà con i figli a casa invece che a scuola. Oggi è in programma un incontro con le associazioni di categoria. Ma il dado sembra tratto.