Il Covid presenta il conto, per Piancavallo mazzata sulla neve da 60 milioni

Mercoledì 17 Febbraio 2021 di Davide Lisetto
Piancavallo con la neve

PORDENONE - Ormai non ci spera più nessuno. Nemmeno sull’ultimo “pezzo” di possibile stagione invernale. «E ben che vada - sottolineano gli operatori turistici del Piancavallo - il mese di marzo da sempre vale circa il 10 per cento dell’intera stagione. Perciò...». Dopo il decreto di domenica scorsa c’è molta delusione. Ma anche molta rassegnazione. Anche se non manca la voglia di guardare avanti. Si penserà di anticipare la stagione estiva. Ma prima dell’estate c’è il “qui ed ora” che pesa come un macigno. Se a livello regionale il presidente Massimiliano Fedriga - su stime di Promotur Fvg e associazioni di categoria - parla di danni per circa 500 milioni di euro, il polo sciistico pordenonese pesa per circa il 12-15 per cento. Quindi il danno, diretto e indiretto, sarebbe di oltre 60 milioni di euro.
LE IMPRESE
Tra gli operatori si respira rabbia mista a desolazione. «Dopo il blocco totale di dicembre - ricorda Piero Toffoli che nel polo dello sci del Piancavallo gestisce l’attività di noleggio sci - e il rinvio di metà gennaio prima e di metà febbraio poi a dire la verità erano rimasti in pochissimi a sperare.

Ma la voglia c’era. E da quello che abbiamo visto negli ultimi due o tre fine settimana, compatibilmente con le limitazioni previste dai decreti, qualcosa si stava muovendo come turismo di prossimità. Visto che con l’estero, in particolare per gruppi e scolaresche, ce l’eravamo messa via». Rispetto al noleggio due dati, senza molte statistiche, rendono molto l’idea. «Nel punto noleggio - illustra Toffoli - normalmente si lavorava su duemila paia di sci, in queste settimana abbiamo lavorato noleggiando circa 200 ciaspole». I drammatici conti sono presto fatti. Il fatturato di questa mesi non è arrivato nemmeno al 10 per cento rispetto a quello degli anni passati. E di conseguenza la perdita secca è stata del 90 per cento. E i ristori? Per le attività di noleggio sono arrivati, alla fine del 2020, soltanto 1.500 euro. Poco, troppo poco per consentire alle società anche solo di coprire le spese. E sul fronte degli alberghi e la situazione è ancora più pesante. Una stagione andata in fumo. Con le prenotazioni più volte - visti i plurimi annunci di riaperture poi smentiti da nuovi rinvii - cancellate le perdite sono ingentissime. E intanto la politica locale alza la voce. «Ammontano complessivamente a circa 500 milioni di euro soltanto per il Friuli Venezia Giulia i danni diretti e indiretti causati dall’ordinanza che ha bloccato l’attività sciistica». Ripeteva ancora ieri il presidente della Regione, Massimiliano Fedriga che chiede “indennizzi subito”. «lo studio sulle varianti è stato fatto su dati del 3 e 4 febbraio e dunque era noto già a inizio settimana, non la domenica alle 19». Domenica, però, «gli operatori e le attività avevano già fatto gli ordinativi ed erano pronti ad aprire». Dunque il governatore «contesta i tempi e i metodi», ed ha citato il caso del blocco dello spostamento tra regioni, «che era stato deciso - su proposta delle regioni stesse - già giorni prima». Gli fa eco il deputato pordenonese del M5s Luca Sut «Siamo consapevoli del forte disagio che l’imprenditoria montana degli sport invernali sta vivendo con l’aggravante della mancanza di un adeguato preavviso che ha stroncato sul nascere le speranze di questi operatori economici. In questi mesi - ricorda - abbiamo ascoltato e accolto le istanze delle associazioni di categoria che operano nei territori montani per predisporre misure economiche efficaci e adeguate alle perdite subite. Non dubitiamo - conclude - che lo stop voluto dal ministro Speranza sia l’unica risposta possibile in virtù dell’esigenza di tutela della salute pubblica. Guardiamo dunque con fiducia all’impegno espresso dal Governo per una compensazione rapida dei mancati introiti».

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