In Fvg zona gialla alle porte. I commercianti sul piede di guerra: «I no-vax ci pagheranno i danni»

Martedì 16 Novembre 2021 di Marco Agrusti
Un locale di Pordenone
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Nei giorni “caldi” che decidono il passaggio (o meno, perché nulla è ancora certo) del Friuli Venezia Giulia in zona gialla, arriva già il primo messaggio “del giorno dopo. E non è un segnale di tregua. Anzi, è lo zenit di una polarizzazione sempre più aspra tra la netta maggioranza di vaccinati e il piccolo (ma rumoroso) popolo no-vax che sta mettendo a rischio la ripresa appena conquistata. 
La scintilla questa volta arriva dal mondo del commercio - nel dettaglio, pordenonese - e in particolare da quello (tartassato) dei ristoratori.

L’asticella è alta: i gestori sono pronti a chiedere i danni a fronte degli incassi che naturalmente con la zona gialla subiranno una netta contrazione. E al loro fianco ci saranno le associazioni di categoria, con in testa l’Ascom, pronta a offrire tutto il supporto (anche tecnico, non solo morale) all’iniziativa. 


LA ROTTURA


I ristoratori sono pronti a fare i conti, e stavolta a farli pagare. Non al tavolo, dove in zona gialla si potrà stare solamente in quattro (se non conviventi) ma in altre sedi. «Stiamo pensando a un’azione collettiva - ha spiegato Pier Dal Mas, ristoratore de La Primula di San Quirino e vertice dell’associazione che mette assieme i titolari dei locali della provincia di Pordenone - per mettere sul piatto le perdite che ci saranno». E chiedere i danni, nero su bianco. «Per noi, durante il periodo natalizio, sarebbe una perdita di fatturato importante, troppo grande da sopportare. Stiamo pensando ad azioni collettive anche con la Fipe nazionale e locale, che si sta muovendo». 


L’APPOGGIO


Una richiesta di danni, deve avere un destinatario. E in questo caso il “mirino” è puntato su chi con i suoi comportamenti ha permesso (o starebbe per permettere) lo scivolamento verso la zona gialla, quindi verso nuovi limiti alle attività economiche come i ristoranti e i bar. 
Si guarda ad esempio alle manifestazioni contro il Green pass che - soprattutto nell’area di Trieste - hanno portato al più grande focolaio della regione (nella storia della pandemia, cioè da quasi due anni) e indirettamente contribuito in modo importante alla crescita dei ricoveri, un fattore questo determinante per il cambio di colore del territorio. Nomi e cognomi, quindi, che corrispondono agli organizzatori e ai responsabili dei sit-in, che a onor del vero a Pordenone si sono svolti sempre in forma pacifica, anche se non nel rispetto delle norme relative alle protezioni sanitarie. 
L’iniziativa dei ristoratori, che in questi giorni sono già alle prese con le prime disdette, sarà pienamente appoggiata dall’Ascom territoriale, sempre in prima linea nella difesa dell’importanza della campagna vaccinale. «In questo periodo, come confermano i dati congiunturali (sono stati presentati ieri e se ne parla nell’articolo in basso, ndr), siamo di fronte a una buonissima ripresa del settore. A Pordenone si stanno riempiendo le vetrine che prima erano vuote, e tante nuove attività afferiscono proprio al settore della ristorazione. Non possiamo permetterci un altro stop in questo momento. Per questa ragione appoggeremo ogni singola iniziativa dei titolari dei locali finalizzata ad ottenere il pagamento del danno da parte di chi ha messo in pericolo la ripresa e l’economia. Saremo al loro fianco in ogni momento», ha tagliato corto il presidente Alberto Marchiori. 
Per ora le disdette riguardano più che altro pranzi aziendali numerosi oppure le cerimonie, come i battesimi. 

Ultimo aggiornamento: 17:36 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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