Covid, Fedriga studia un sistema di "premi" per chi si è vaccinato: dallo stadio ai concerti, ecco come sarà

Martedì 6 Luglio 2021 di Marco Agrusti
Il presidente del Fvg, Massimiliano Fedriga, durante la vaccinazione contro il Covid
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Per ora si tratta di un pressing “soft”, di un’azione ai fianchi.

Ma di quelle decise, perché il ragionamento alla base dell’operazione è tanto diretto quanto semplice: non si può - al momento - obbligare i cittadini a vaccinarsi. Ma si può costruire un sistema in grado di “premiare” chi ha scelto di proteggersi, soprattutto con due dosi. E di riflesso, questo stesso sistema finirebbe poi per penalizzare (ma senza punire) chi invece per scelta ha deciso di rinunciare alla vaccinazione. È a questo che sta lavorando, per ora solo a livello informale, ma i contatti con il governo sono intensi, il presidente del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga. 

DETTAGLI
«Il sistema di incentivi a favore di chi si è vaccinato non devono limitarsi ai viaggi o ai ricevimenti - fanno sapere dall’entourage del presidente - e l’argomento dev’essere di portata nazionale». Non è da oggi che Fedriga pensa a un sistema per convincere sempre più persone a scegliere il vaccino. La sua regione, il Friuli Venezia Giulia, non brilla quanto ad adesione e la soluzione potrebbe essere rappresentata da un meccanismo di premialità rivolto proprio a chi - magari anche superando qualche dubbio - ha deciso di affrontare l’intero ciclo vaccinale. Eccolo, a grandi linee, il disegno che Fedriga sta proponendo anche a livello nazionale durante i colloqui con le massime autorità governative. 
Vuoi andare allo stadio a vedere la partita più importante? I biglietti non sono infiniti e i vaccinati hanno la priorità sull’acquisto. Nessuna esclusione per tutti gli altri, ma una semplice lista separata. Chi è protetto, sarà più sicuro di avere in tasca un biglietto. La stessa cosa, ad esempio, potrebbe avvenire per un concerto o un altro evento pubblico di grande portata. Un passo successivo rispetto al passaporto vaccinale, dal momento che quest’ultimo prevede il vaccino, la guarigione o il tampone negativo. 


LE DIFFICOLTÀ


Il “nemico” principale (volutamente tra virgolette) in questo campo è l’argomento privacy, che già nel recente passato si è introdotto nelle fasi più calde della campagna vaccinale e che oggi minaccia anche di minare la punibilità dei sanitari ancora non protetti, di fatto rendendo inefficace il decreto del governo Draghi. Si potrà, materialmente, creare liste differenti con relative priorità a seconda dell’avvenuta vaccinazione? Non ci si scontrerà con una possibile discriminazione sulla base di un trattamento protettivo che oggi non è obbligatorio per la popolazione? I contatti sono fitti e praticamente quotidiani, perché Fedriga crede fermamente che sia questa la strada buona (cioè il sistema di incentivi) per far crescere l’adesione e quindi permettere a tutta la popolazione di godere dell’immunità collettiva. 


IL MODELLO IMPOSSIBILE


Fedriga ha guardato con interesse anche al modello già messo in pratica nell’Europa centrale. In Austria e in Germania, ad esempio, anche solo per sedersi al tavolo di un bar o di un ristorante, è necessario esibire il certificato vaccinale (due dosi, non basta la prima) oppure dimostrare di essere negativi a un tampone (anche rapido) o ancora di aver superato il Covid negli ultimi sei mesi. Altrimenti niente birra e niente cena. Una particolarità: quasi in ogni piazza è presente un gazebo per i tamponi. «Un modello interessantissimo - ha commentato Fedriga - ma inapplicabile da noi, dove solamente un pubblico ufficiale può richiedere il green pass».

Ultimo aggiornamento: 7 Luglio, 10:08 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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