I prof no-vax alla prova del rientro: «Meglio restare a casa, guadagniamo molto di più»

Sabato 2 Aprile 2022 di Camilla De Mori
Il controllo del Green pass
17

C’è chi ha scritto alla sua preside che è disponibile a lavorare ma senza Green pass e c’è chi ha deciso di non rientrare proprio in servizio, esponendosi così alla diffida e ai provvedimenti conseguenti.

Accade anche questo nel giorno del rientro post–sospensione dei docenti no vax nelle scuole friulane. Mal digerita dai docenti restii al vaccino (e quindi utilizzabili solo in mansioni che non li mettano a contatto con gli alunni) soprattutto l’idea delle 36 ore settimanali. Diversi episodi hanno riguardato la provincia di Udine, ma non sono stati i soli. La referente regionale di Anp Teresa Tassan Viol parla di «casi molto sporadici in tutto il Friuli, che hanno riguardato qualche “recidivo” sparso qua e là. Se non tornano, è un problema in meno - commenta Tassan Viol -. Comunque, bisogna attivare la procedura e la diffida. Ma almeno non si deve fare lo sforzo creativo di trovare qualcosa da fargli fare».


I CASI


Stefano Stefanel, che guida il liceo scientifico di Udine oltre al comprensivo di Pasian di Prato, ha dovuto fare i conti con due casi in cui «i dipendenti vogliono rimanere “sospesi”, uno a Pasian di Prato e uno al Marinelli». Una scelta di auto-esclusione che nascerebbe «sia per la questione delle 36 ore sia per la necessità di fare continuamente i tamponi. C’è chi preferisce restare a casa». In casi come questi l’iter prevede che parta la diffida per assenza ingiustificata con l’invito a riprendere servizio entro 24 ore: in seguito, se il dipendente non si presenta, vengono assunti i provvedimenti del caso. Altri dipendenti no vax, invece, hanno ripreso regolarmente servizio nelle scuole guidate da Stefanel. «Stiamo verificando le varie documentazioni. Non ci sono state però particolari contestazioni. Vedremo come la situazione andrà a regime». In che attività saranno impiegati? «Dipende molto dalle persone. Affronteremo un caso alla volta: stiamo verificando le reali competenze e disponibilità», dice.
All’istituto Stringher, il colosso alberghiero di Udine, la preside Monica Napoli doveva riammettere in servizio «quattro docenti più un collaboratore scolastico. Al momento ne ho uno che non ha capito che senza tampone non entra. Spero sia solo un’errata interpretazione della norma». Come chiarisce la dirigente, «il docente doveva rientrare oggi e mi ha mandato una mail dichiarando la sua disponibilità a lavorare, ma segnalando che non ha il Green pass. Ho spiegato che, o domani (oggi ndr) rientra con un tampone negativo, oppure dovrò procedere con la diffida e un provvedimento per l’assenza ingiustificata. Gli altri dipendenti invece sono rientrati regolarmente con tampone. Gestiranno le “passerelle”, i Pcto (i percorsi di alternanza scuola lavoro ndr), si occuperanno di libri di testo, supporto nella gestione di supplenze e sostituzioni, dell’organizzazione di visite di istruzione e del curriculum verticale. Ho trovato molta collaborazione. Mi hanno detto: “Vogliamo essere utili”». La dirigente spera che il caso del prof si risolva. La sua preoccupazione riguarda anche il futuro, fintanto che durerà l’obbligo vaccinale. «Mi preoccupa il pensiero di quanti potrebbero non voler fare la terza dose». Anche in provincia, nel Cividalese, ci sarebbero stati casi di dipendenti senza Green pass.


IL QUADRO


Al Malignani di Udine, il dirigente Andrea Carletti ha riaccolto in servizio due docenti, «che sono stati incaricati di mansioni diverse di supporto alla didattica. Altri tre rientreranno nei prossimi giorni, ognuno avrà incarichi diversi e specifici, secondo le proprie competenze». Sinora, tre non sono rientrati per motivi sanitari, «ma nessuno ha rinunciato a rientrare». Anche nei due comprensivi retti da Paolo De Nardo, referente provinciale di Udine di Anp, sono rientrati in servizio quattro professori: «Predisporranno le prove Invalsi, sistemeranno la biblioteca, si occuperanno della revisione del Pof. È gente di scuola che non viene qui a scaldare la sedia». Come hanno preso la vicenda delle 36 ore? «Solo una persona ha detto: “Tanto per punirci”». I dirigenti non lo dicono apertamente, ma molti temono che possano insorgere eventuali contenziosi. Per ora, dice Massimo Gargiulo (Flc), «la Cgil preferisce prima esperire le prassi politico-sindacali. Esaurita quella si valutano altre strade. Siamo in attesa di essere ricevuti in sede politica».

Ultimo aggiornamento: 3 Aprile, 10:41 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci