Chiusure mirate in caso di contagi e tanti tamponi: la strategia per riaprire il Fvg ed evitare altri lockdown

Martedì 20 Aprile 2021 di Marco Agrusti
Saranno fondamentali i tamponi

Chiudere solo dove sarà realmente necessario. Ma farlo in fretta, nel tentativo di mettere in moto una possente operazione di tracciamento magari agevolata dall’utilizzo dei test salivari, che proprio in Friuli Venezia Giulia hanno fatto notevoli passi avanti grazie alla ricerca. È la nuova strategia per convivere con il virus nel frattempo che la campagna vaccinale avrà raggiunto la maggior parte della popolazione.

Interventi chirurgici, chiusure selettive, super-tracciamento con mezzi innovativi. È questa la “tattica” da mettere in campo quando le attività economiche e gli spostamenti torneranno ad essere liberi. 


LO SCENARIO
Il Friuli Venezia Giulia ha numeri da zona gialla. La decisione finale arriverà venerdì, quando sul tavolo della cabina di regia nazionale atterrerà il nuovo monitoraggio. I contagi sono in calo del 9 per cento e la curva continua a flettere. L’incidenza è molto lontana dai 250 casi su 100mila abitanti e stanno calando anche i ricoveri. Non dovrebbero esserci ostacoli e dal 26 aprile scatterebbe anche la riapertura di bar e ristoranti, oltre alla libertà di spostamento in regione sino alle 22. A quel punto, però, ci si troverà di fronte a un bivio. La popolazione anziana, infatti, non sarà ancora completamente vaccinata e bisognerà evitare a tutti i costi una ripresa del contagio. «Sono moderatamente ottimista - ha spiegato ieri il presidente Massimiliano Fedriga -, anche perché andiamo verso la bella stagione e si vivrà maggiormente all’aperto». Ma singole situazioni di ricrescita dei casi potranno verificarsi. Lo si è visto anche negli ultimi giorni: alcuni piccoli comuni, come Clauzetto e Meduno nel Pordenonese e Palazzolo dello Stella in provincia di Udine, sono toccati da focolai familiari particolarmente estesi e preoccupanti. Serve allora una strategia di contrasto che non preveda la misura più dura, cioè il ritorno del Friuli Venezia Giulia in una fascia di rischio peggiore. «In questo caso - ha confermato ieri Fedriga - come soluzione estrema si penserà a isolare le zone con il maggior numero di contagi, ma io credo che non sarà nemmeno necessario». Micro zone rosse e tracciamento a tappeto, quindi, come avvenuto in passato a Sappada e a Tramonti di Sopra, rispettivamente in provincia di Udine e di Pordenone. Piccoli lockdown brevi e accompagnati da un’azione di test massiva. L’obiettivo sarà quello di non far “scappare” il contagio, magari nel tentativo di non portarlo alla popolazione anziana non vaccinata. Sì, perché nelle prossime settimane sarà quello il dato da tenere d’occhio: conterà praticamente solo la pressione sugli ospedali, dal momento che un contagio senza ricoveri non avrà alcun impatto sulle libertà o sulle attività economiche. 


LO SFORZO
«Nelle ultime settimane - ha spiegato sempre Fedriga - il tracciamento è migliorato molto. Siamo di nuovo in grado di mappare tutti i contagi e di isolare immediatamente i contatti. L’ho potuto testimoniare io stesso». Il presidente della Regione, infatti, è in quarantena nell’appartamento istituzionale a Trieste dopo il contatto con il suo portavoce, risultato positivo al Covid così come l’assessore all’Istruzione Alessia Rosolen. Per il potenziamento del tracciamento si conta anche sull’uso dei test salivari, sviluppati anche in Friuli Venezia Giulia. 

Ultimo aggiornamento: 16:56 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci