Il Covid uccide sempre di meno, è l'effetto vaccino: ecco chi rischia ancora in Fvg

Venerdì 30 Aprile 2021 di Marco Agrusti
Un reparto di Terapia intensiva
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È l’effetto dei vaccini? È la conseguenza del crollo dei contagi? Probabilmente è la combinazione “perfetta” di entrambi i fattori, che si influenzano l’un l’altro.

Resta la certezza dei numeri, che oggi tratteggiano un quadro meno drammatico, anche se ancora grave, in merito all’aspetto più socialmente inaccettabile della pandemia: la perdita di vite umane. La mortalità, in Friuli Venezia Giulia, sta infatti finalmente crollando. Di solito è l’ultimo valore a calare, dopo i contagi e i ricoveri, ma in questo caso la discesa pronunciata è avvenuta contemporaneamente a quelle dei nuovi casi e degli accessi in ospedale. Significa che l’effetto vaccino è vero e tangibile, e lo si vedrà anche sull’età media delle persone decedute. 


IL CALCOLO
Il 6 dicembre del 2020 è stato il giorno più triste di tutta la pandemia. Travolta dalla seconda ondata, la regione era stata costretta a comunicare la morte di 218 persone nell’arco di soli sette giorni. Un picco simile non è mai più stato toccato, ma i livelli sono sempre rimasti troppo alti, anche più elevati rispetto alla media nazionale. In alcuni momenti si è parlato anche di un “caso Friuli” in relazione alla mortalità. Tra dicembre e gennaio, ad esempio, si è arrivati a contare rispettivamente 196 e 194 vittime settimanali in due periodi diversi. E i contagi in quel periodo erano leggermente calati. A febbraio il picco è stato di 167 decessi, al termine della settimana che si era conclusa il 7 del mese. Il Fvg era in zona gialla e veniva dalla “rossa” di Natale. Ma si moriva ancora molto, di Covid o con il Covid. A fine febbraio, poi, la prima discesa, con 77 vittime settimanali. In seguito un’altra risalita, per effetto della terza ondata: ancora un picco da 138 decessi sui sette giorni. Numeri alti. L’ultima soglia elevata è stata registrata l’11 aprile del 2021, quindi poche settimane fa, quando i decessi sono stati 134 in tutta la regione e in una settimana. Da allora è iniziato un vero e proprio crollo: la settimana seguente le vittime sono state 95, quella terminata il 25 aprile 63. E da lunedì a ieri il bilancio dei decessi parla di 33 vittime sul territorio regionale. La proiezione da oggi a domenica, elaborata dall’università di Udine, parla di 53 potenziali decessi in sette giorni. Sarebbe un ritorno ai livelli di inizio novembre, quando la seconda ondata non aveva ancora provocato i suoi effetti più devastanti. In ogni caso è già stata raggiunta la letalità più bassa di tutto il 2021. 


LE VARIABILI
Perché ora si muore di meno a causa del Covid? Gioca un ruolo di primo piano la riduzione del contagio. I decessi solitamente riflettono la situazione epidemiologica di due o tre settimane prima, ma possono arrivare anche a un mese. Allora il Fvg passava dalla zona rossa a quella arancione, proprio per effetto del calo dei nuovi casi. Ma è una spiegazione che non basta a spiegare la contrazione della mortalità in regione. C’è di più, alle spalle di una curva che oggi si muove sempre più in picchiata. Bisogna allora andare a studiare tutti i bollettini quotidiani e confrontare l’età di ogni singola vittima con i dati che si ottenevano invece nei mesi precedenti. Si scoprirà che l’incidenza della mortalità tra le persone con più di 80 anni è notevolmente diminuita. Il virus è sempre rimasto lo stesso, indifferente rispetto agli anni che ha la persona da contagiare. È entrato in gioco il vaccino, che con una dose oggi copre il 97 per cento delle persone con più di 80 anni. Ora, infatti, i decessi causati dal Covid riguardano sempre di più persone tra i 70 e i 79 anni, con alcuni casi riferiti a cittadini tra i 60 e i 69 anni gravati da più patologie pregresse. Inoltre mancano quasi totalmente i decessi delle case di riposo, che invece funestavano i bollettini della seconda ondata. L’età media delle vittime è scesa, perché la platea degli ottantenni è sempre più coperta dal vaccino. Una campagna di immunizzazione a tappeto, come quella che finalmente sta decollando in regione, aiuterà a far migliorare ancora di più la statistica, fino a quando la copertura dei più fragili non avrà garantito numeri paragonabili a quelli dell’influenza. Allora ne saremo venuti fuori davvero.

Ultimo aggiornamento: 09:34 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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