Anziani ancora "prigionieri", le Rsa "bloccano" la riapertura alle visite dei vaccinati decisa dal governo: «Viola la privacy»

Giovedì 20 Maggio 2021 di Marco Agrusti
Due sorelle vaccinate si ritrovano dopo molto tempo in casa di riposo a San Vito
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Una nuova grana legata alla tutela della privacy. E stavolta a farne le spese sono gli anziani delle case di riposo e i parenti che non possono abbracciarli ormai da quasi un anno e mezzo. Ci sono strutture protette, infatti, che di fatto hanno scelto di non applicare la nuova ordinanza del ministero della Salute, frutto del lavoro della Conferenza delle Regioni capeggiata dal presidente Massimiliano Fedriga. Il provvedimento, nel dettaglio, prevede una graduale riapertura alle visite nelle rsa e nelle case di riposo, privilegiando il cosiddetto “green pass”, cioè il certificato di vaccinazione, guarigione o negatività al tampone. Ma da Sacile un Dpo, cioè un responsabile della protezione dei dati, ha consegnato nelle mani dei direttori delle case di riposo un’interpretazione che fa discutere e che di fatto blocca le visite “libere” e lascia gli anziani dietro a un vetro, impossibilitati ad abbracciare i propri cari.

E ora il caso è finito anche in Regione. 


COSA SUCCEDE
A Pasiano, Azzano e Sacile, per ora niente green pass, niente visite libere. Rimangono le stanze per gli abbracci, i vetri protettivi. Questo perché sul tavolo dei direttori è arrivata l’interpretazione di cui sopra. «Non vi è dubbio correttamente rilevato - si legge nel rapporto - che l’ordinanza del ministero della Salute, ad oggi, sia in contrasto con i principi regolatori della materia della data protection (protezione dei dati, ndr): il contrasto si delinea principalmente per il fatto che la certificazione vaccinale, o green pass, è stata strutturata dal Governo in modalità che non rispettano, ad oggi, il parametro della proporzionalità tra diritti, requisito essenziale per poter rispettare il principio di liceità del trattamento». E ancora: «Mi rendo benissimo conto - scrive il Dpo - della necessità contingente di provvedere a permettere le visite per i soggetti ospitati dalle Case di Riposo, ma non posso non rilevare come le indicazioni della menzionata ordinanza, che richiamano il rispetto alla normativa sui dati personali, siano di fatto già in contrasto con tale normativa: la semplice esibizione del documento determina trattamento di dato personale da parte dei soggetti deputati a visionarlo, trattamento che manca di base giuridica in quanto l’Autorità ha stabilito che la base giuridica individuata per la certificazione verde è di fatto insussistente in quanto carente del meccanismo di proporzionalità». 


CONSEGUENZE
Nelle case di riposo che hanno recepito il documento del funzionario, è tutto fermo. Non c’è un privilegio per i vaccinati, non ci sono abbracci tra immunizzati. Restano le barriere e non ci si può nemmeno sfiorare. Un’interpretazione, questa, che sta provocando una notevole irritazione proprio in Regione e che è sconfessata da altre residenze, che hanno già aperto le porte ai vaccinati. È il caso ad esempio dell’Umberto I di Pordenone, dove già da tempo è possibile - tra vaccinati - anche il contatto fisico. Ad Azzano, Pasiano e Sacile, invece, continua il massimo distanziamento anche all’aperto, mentre all’interno si valuta l’installazione di altre barriere per evitare che il semplice contatto con una mano diventi poi qualcosa di più. Ma il fatto più importante riguarda proprio il fatto che il cosiddetto green pass, che in futuro diventerà passaporto universale per molte attività, turismo in testa, non venga accettato da alcune case di riposo. E ancora una volta il ruolo del funzionario per i dati personale torna d’attualità: in inverno un’interpretazione era stata in grado di rivoluzionare la prenotazione del vaccino degli insegnanti.

Ultimo aggiornamento: 17:08 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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