Covid, la proposta choc di tre primari: «Basta tamponi, facciamoli solo a chi sta male»

Lunedì 4 Luglio 2022 di Marco Agrusti
Tamponi
9

Non era mai successo. E sa di svolta decisiva. I puristi della cautela, i membri del gotha regionale della virologia e dell’epidemiologia, i sostenitori delle mascherine sempre e ovunque firmano adesso un messaggio forte, di rottura. E presentano in coro alla Regione una proposta in grado di rivoluzionare non solo la convivenza con il Covid ma anche il destino quotidiano di migliaia di persone. Il cuore della richiesta è questo: basta tamponi a tutti, indaghiamo sui sintomatici e proteggiamo le persone più fragili.

Ma stop ai numeri quotidiani che contengono anche chi non ha assolutamente nulla o che al massimo ha il naso tappato e deve rimanere a casa per due giorni. In caso contrario, si blocca di nuovo tutto perché i semplici positivi sono costretti all’isolamento. E la Regione non chiude. Anzi, proprio oggi la Direzione Salute discuterà la proposta presentata dai tre primari delle Malattie infettive del Friuli Venezia Giulia. 

«Stop tamponi a tutti»

Nel gotha dell’epidemiologia friulana c’è anche Massimo Crapis, direttore della struttura complessa di Pordenone. Come i colleghi, chiede qualcosa di rivoluzionario. «Non credo - premette - che il Paese sia pronto a rimuovere completamente l’istituto dell’isolamento. Questo no. Ma un’altra azione forte secondo me è assolutamente necessaria: un passaggio intermedio, che deve riguardare i tamponi». E qui arriva il momento chiave del ragionamento dell’infettivologo. «Dobbiamo arrivare a non fare più i tamponi a chi non presenta sintomi seri della malattia». 
Ma come. E il tracciamento? E il tentativo di spezzare le catene del contagio provando a rincorrere il virus interrogandolo sui suoi spostamenti? Un paradigma del passato. Un metodo buono per le varianti più cattive ma meno contagiose. Con le “figlie” di Omicron sarebbe solo un esercizio di stile. Peraltro inutile, perché il virus correrebbe più velocemente dei tracciatori. Quindi, secondo gli esperti che hanno presentato la proposta alla Regione, meglio selezionare le persone a cui “rifilare” ancora l’incombenza dei tamponi. 

Il metodo

«Facciamo l’esempio di un ospedale - spiega ancora Massimo Crapis -. Oggi scopriamo positivi perché facciamo sempre il tampone a tutti. Ma nel nostro caso abbiamo persone che al massimo hanno la necessità di rimanere a casa uno o due giorni. I sintomi sono generalmente molto blandi. E se non facessimo il tampone a tutti avremo trovato sicuramente meno positivi». Ma ce lo possiamo davvero permettere? Secondo Crapis sì, è questo il momento giusto. «Perché è completamente cambiata la faccia della malattia». Che non è più il “vecchio” Covid che portava dritti in Intensiva con un tubo in gola. «A quel punto il danno, anche in caso di trasmissione tra le persone, non sarebbe così grande». Il tutto ovviamente con un grande asterisco, dedicato alle persone più fragili. Non solo gli anziani, ma anche chi soffre di altre patologie. «Dobbiamo dedicarci a loro. Sono loro che il tampone dovrebbero farlo e che la mascherina dovrebbero tenerla. Il tutto contando su monoclonali e antivirali, che ora abbiamo». Oggi la Regione discuterà la proposta degli esperti. Ci sarà anche il capo della task force Fabio Barbone, che di Crapis è stato professore e che la proposta la guarda con interesse. Un buon primo passo verso una nuova normalità. 

Ultimo aggiornamento: 5 Luglio, 14:34 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci