Preoccupati della crisi come del Covid, stanchi dei divieti ma con fiducia per il futuro: ecco come i friulani vivono la pandemia

Sabato 2 Gennaio 2021 di Redazione
Piazza XX Settembre a Pordenone
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PORDENONE E UDINE - Preoccupati praticamente in egual misura del Coronavirus e delle conseguenze sull’economia. In attesa di un anno con tante incognite, ma allo stesso tempo fiduciosi in un miglioramento. Più casalinghi, costretti a rinunciare a tanti momenti di aggregazione e di svago. E in ansia per il futuro dei più giovani, penalizzati da una pandemia che per ora impedisce, se non di sognare, almeno di programmare. È l’identikit dei friulani dopo dieci mesi di lotta al Covid tracciato da Ipsos Fvg su un campione di mille intervistati. 
I TIMORI
Siete preoccupati di più del Coronavirus o della crisi economica? La prima domanda è stata questa. E i partecipanti al sondaggio hanno risposto “scegliendo” il Covid nel 53 per cento dei casi. Il 47 per cento degli intervistati, invece, ha dichiarato di temere di più le conseguenze sulla vita economica delle restrizioni. Un aspetto, questo, che conduce ad un’altra tabella elaborata dall’Ipsos, e cioè quella che analizza nel dettaglio le paure connesse alla pandemia. E il 38 per cento del campione ha ammesso di temere soprattutto una mancanza di prospettive per i giovani. Immediatamente alle spalle (35 per cento) la platea di chi mette in cima alle preoccupazioni la tutela della propria salute. A pari merito, al 26 per cento, la stabilità economica e la riduzione della vita sociale. “Solo” il 18 per cento, invece, teme di perdere il lavoro a causa della pandemia. 
PRIVAZIONI
Un intero capitolo della ricerca è dedicato alle rinunce imposte dal Covid. Il 46 per cento ha limitato le uscite di casa, mentre il 34 per cento spiega di aver ridotto cene al ristorante e drink al bar. Pesa eccome il 33 per cento del campione che ha dichiarato di aver messo nel cassetto le vacanze. Meno grave la situazione legata agli acquisti: solo il 18 per cento ha rinunciato a un vestito nuovo. Capitolo scuola: il 47 per cento del campione ha ammesso di aver incontrato difficoltà nello svolgimento della didattica a distanza. 
IL CONTRACCOLPO
Proprio le rinunce, che riguardano vita sociale e capacità di spesa, portano al capitolo dedicato ai settori più in difficoltà, che per il 79 per cento degli intervistati sono quelli legati al turismo. Solo due punti più indietro ecco il settore della ristorazione, vittima dei continui stop and go legati alle restrizioni. Solo per il 20 per cento del campione, invece, a soffrire è il mondo dell’industria. Spicca poi la tendenza al risparmio, manifestata da 30 intervistati su 100 e preceduta solo dall’incremento dell’interesse per lalettura e l’informazione. 
Ci sono anche aspetti meno strettamente materiali, come ad esempio le emozioni predominanti dopo dieci mesi immersi nella pandemia.

In questo caso “vince” l’attesa per un 2021 che può portare cambiamenti in positivo. La pensa così il 28 per cento degli intervistati, a cui si deve aggiungere un altro 22 per cento che invece punta sulla fiducia per un progressivo miglioramento della situazione generale. Attenzione però, perché alla stessa percentuale c’è la platea che ha risposto di sentirsi triste e al 21 per cento è situato il gruppo di chi invece affronta il presente con paura. Ne deriva un quadro in cui la maggior parte degli intervistati (73 per cento) crede che la propria situazione non cambierà a breve. Quanto alle richieste da consegnare alla politica, vince la necessità di aiutare chi perderà il lavoro. Al secondo posto le riforme volte a facilitare l’accesso al credito da parte delle imprese. 

Ultimo aggiornamento: 08:08 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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