Il Covid dei Balcani al microscopio: non è mutato, ma ha una carica virale poderosa

Lunedì 27 Luglio 2020 di Redazione
Le analisi le conduce il laboratorio di Trieste

PORDENONE - Il virus “casarsese” finisce ai raggi “x”. Si cerca di capire se si tratti di una mutazione (anche lieve) del ceppo di Sars-CoV2 (il Coronavirus) già noto alla scienza oppure se a cambiare sia stata solamente la carica virale nel singolo individuo contagiato. Ipotesi, quest’ultima, per la quale propendono gli esperti che in queste ore stanno lavorando al microscopio sul caso della famiglia di origini albanesi residente a Casarsa e risultata contagiata dopo un viaggio in Albania a inizio luglio. 

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I DUBBI
I primi a risultare sorpresi dagli effetti provocati dal virus su alcuni dei membri contagiati all’interno della famiglia albanese di Casarsa sono stati gli esperti del Dipartimento di prevenzione dell’Azienda sanitaria pordenonese. Sono intervenuti a metà luglio perché il componente più anziano del nucleo familiare aveva manifestato i primi sintomi classici: febbre e tosse. Subito dopo lo stesso è capitato anche al figlio, poi alla moglie di quest’ultimo. E infine sono stati contagiati anche due minorenni. Ma è stata la rapidità con la quale la situazione clinica si è evoluta a sorprendere le “sentinelle” della prevenzione. Un giorno dopo la comparsa dei sintomi, infatti, è stato già necessario il trasferimento in ospedale a Udine di tre componenti della famiglia e a metà della scorsa settimana padre e figlio sono stati spostati in Terapia intensiva. L’ulteriore peggioramento delle loro condizioni, inoltre, è stato repentino e inatteso esattamente come il primo, cioè quello che aveva convinto i sanitari a disporre il ricovero nel reparto di Malattie infettive. Una progressione che in Friuli Venezia Giulia non si vedeva da marzo-aprile, quando il Covid-19 picchiava ancora duro anche in Italia. Il dubbio allora si è fatto strada: ci si trova di fronte ad un nuovo ceppo del virus? Per questo il Covid “casarsese” è diventato oggetto di studio in regione, con i campioni inviati al laboratorio di analisi del Burlo Garofolo di Trieste, in prima linea dall’inizio dell’emergenza nello studio del virus e della malattia che provoca. 

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PRIME CONCLUSIONI
«Il virus - hanno spiegato gli esperti del centro - non sembra essere diverso dagli altri con cui abbiamo avuto a che fare anche nella prima fase dell’emergenza.

Potrebbe quindi trattarsi di una carica virale nettamente superiore a quella che viene rilevata oggi nella nostra regione». Nessun nuovo ceppo, ma una conferma importante a proposito della pericolosità dell’infezione che in questa fase dell’epidemia arriva dai Paesi dei Balcani. La famiglia casarsese era rientrata dall’Albania il 7 luglio: il Paese sull’Adriatico è evidentemente toccato dallo stesso contagio che in queste settimane interessa Serbia, Montenegro e Kosovo, paesi nella lista nera del ministero della Salute. Lì il virus circola ancora molto, e la carica virale elevata è tale da provocare sintomi gravi. E importare questo tipo di infezione è il vero rischio del momento. 

Ultimo aggiornamento: 14:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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