Coronavirus e scuola, l'istruzione è in tilt. Docenti e precari, esplode la rabbia

Lunedì 8 Giugno 2020 di Daniela Dose
Coronavirus e scuola, l'istruzione è in tilt. Docenti e precari, esplode la rabbia
PORDENONE -  #Ripartire Insieme #ripartireInSicurezza. Con questo slogan la Cisl, assieme ad altre forze sindacali come la Cgil, la Uil, lo Snals e la Gilda, ha indetto uno sciopero generale del mondo della scuola per oggi. Alle 9 una delegazione sindacale sarà ricevuta dal sindaco di Pordenone, Alessandro Ciriani, che ascolterà le richieste che verranno avanzate. Alle 15 ci sarà una conferenza stampa GoToMeeting (https://global.gotomeeting.com/join/358259933 codice accesso358-259-933).
LE RICHIESTE
Viene chiesto un investimento sostanziale per la ripresa della didattica a scuola. Per poter assumere personale, sia docente che collaboratori scolastici, affinché le classi non superino il numero di 20 allievi. La didattica a distanza lasci il posto alla scuola in presenza, luogo fisico e di relazioni dove possono attuarsi quelle dinamiche di classe e di interazione che permettono un reale apprendimento e sviluppo di competenze. La scuola pertanto dovrà essere in grado di riaprire i cancelli a settembre, in ogni ordine e grado, e in sicurezza, con non più di 20 allievi per classe. La ministra dice no alle classi “pollaio”, ma non mette in campo azioni efficaci che prevedano un adeguato numero di personale in organico per poter insegnare ad un maggior numero di classi (se si torna a 20 allievi per classe). Non tiene conto inoltre, della situazione di fragilità dei lavoratori over 55, che sono la maggior parte del colpo docente in Italia. Così pure per amministrativi e Ata.
I DIRIGENTI
Le responsabilità riguardanti la sicurezza vengono addossate ai dirigenti scolastici, che si trovano ad agire senza reali possibilità di intervento strutturale. Viene pertanto richiesta dai sindacati la regolarizzazione del personale precario che da anni presta servizio tra incertezze e ritardi che poi ricadono anche sugli allievi e sulla ripartenza della scuola con tutti i docenti in servizio. Si chiede inoltre il pieno funzionamento delle segreterie delle scuole e la presenza di un assistente tecnico nelle scuole del primo ciclo.
LO SFOGO
Non è una situazione di facile gestione per i dirigenti scolastici e lo sfogo affidato sabato al suo profilo Facebook dalla vice preside del Leopardi Majorana, Loretta Reschiotto, lo conferma. «In 34 anni di insegnamento nella scuola superiore di secondo grado, le spese per l’edilizia scolastica (non parlo del resto) a cui ho assistito sono sempre state minimaliste, solo ritocchi, adeguamenti, piccole migliorie - scrive -. Mai un progetto ad ampio respiro. L’idea di un futuro dove più scuole potessero condividere spazi e creare “campus” perché ci fosse una “contaminazione positiva“ tra gli studenti non c’è mai stata, neanche nel periodo in cui molte nostre caserme cominciavano ad essere dismesse (e di spazi lì ce n’erano tanti)». È convinta che la scuola non abbia mai interessato veramente alcun partito politico. «Sentire adesso che si vogliono sprecare soldi per divisori in plexiglas per tutte le scuole d’Italia mi fa rabbrividire. Se penso alla mia scuola, solo metà degli attuali banchi potranno essere tenuti in classe per rispettare le distanze e con i plexiglas l’aula sarà ancora più strozzata. E poi? Inchioderemo gli allievi al banco per stare certi che durante il cambio d’ora non parlino troppo vicini?». Reschiotto lancia anche un appello: «Vi prego non sprechiamo milioni di euro sul plexiglas, investiamo in computer, in connessioni di rete, in attività ricreative da far loro sperimentare (sportive, musicali, artistiche, teatrali), non in divisori che, appena non visti dagli adulti, beatamente scavalcheranno».
SMART WORKING
Lo sforzo che è stato fatto in questi mesi di chiusura forzata è stato notevole. Sia in termini di tempo che di competenze. Gli insegnanti hanno lavorato da casa con mezzi informatici propri e con orario completamente stravolto. Hanno lavorato con dedizione ed entusiasmo vista la straordinarietà della situazione, ma questa eccezionalità non deve diventare normalità.
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