Coronavirus, a scuola esplode la grana dei certificati medici: si rischia il collasso delle visite

Sabato 12 Settembre 2020 di Marco Agrusti
Una visita pediatrica
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PORDENONE E UDINE - Esplode la “grana” relativa ai certificati medici per il rientro in classe degli studenti dopo un’assenza non dovuta al Covid-19. E l’Azienda sanitaria, spinta in questo caso dalle rimostranze palesate nelle ultime ore da pediatri e medici di base, si mette sulle barricate per evitare un intoppo in grado di mandare gambe all’aria ogni buon proposito di ripartenza. Il nocciolo della questione riguarda da vicino la sicurezza del ritorno in aula dopo una malattia che costringe un alunno a rimanere a casa da scuola per almeno tre giorni. Da un lato ci sono i presidi (anche pordenonesi), che per aumentare il livello di protezione delle loro scuole spingono affinché si reintroduca l’obbligo di certificazione medica, dall’altro ci sono le norme (con qualche conflitto) e i timori dei medici, che rischiano di essere travolti da un’ondata di visite difficile da affrontare. 

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IL QUADRO
Le linee guida di inizio agosto sul rientro a scuola prevedevano la necessità di presentare un certificato medico di avvenuta guarigione per tornare in aula dopo un’assenza superiore ai tre giorni. L’allegato “D” dell’ultimo Dpcm, invece, non prevede più la prescrizione. Ma molte scuole sono rimaste ferme alla ratio delle linee guida, e ora anche in provincia di Pordenone è esploso il problema. Nelle ultime ore i vertici del Dipartimento di prevenzione dell’Azienda sanitaria sono in contatto costante con la Regione, i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta. In Friuli Venezia Giulia, infatti, c’è una norma locale risalente al 2005 che consente il rientro in classe dopo l’assenza senza la certificazione medica. «Ci auguriamo - è la voce che filtra dall’Azienda sanitaria - che arrivi al più presto un chiarimento definitivo e che si propenda per la prevalenza della norma regionale». Niente certificato, quindi. Ma a pochi giorni dall’avvio delle lezioni, non sono pochi i presidi che in provincia pensano a una scelta diversa, basata sulla massima prudenza. 

RISCHIO TILT
Senza un chiarimento e una presa di posizione ufficiale da parte della Regione, il timore è quello di sovraccaricare il sistema della medicina di base e della pediatria di libera scelta. Per ogni malattia diversa dal Covid-19, infatti, prima del ritorno in classe il medico di medicina generale dovrebbe visitare l’alunno. I numeri sarebbero quasi impossibili da gestire, considerate anche le altre incombenze della categoria durante un periodo d’emergenza come quello attuale. Tutt’altro discorso, invece, nel caso in cui il rientro in classe avvenga dopo un periodo di assenza causato da una positività al Coronavirus. Su questo tema il Dpcm del 7 settembre scorso è chiaro: lo studente, dopo essere sottoposto a tampone su richiesta del medico di base o del pediatra di libera scelta, viene monitorato dal Dipartimento di prevenzione e solamente dopo un doppio test negativo viene considerato guarito. E sarà sempre l’Azienda sanitaria di competenza a certificare il risultato delle analisi di conferma.

I CASI
Intanto sono arrivati gli esiti dei tamponi a cui sono stati sottoposti i piccoli alunni dell’asilo di Bertiolo (Udine), dopo la positività riscontrata in un bimbo.

Tutti gli esami hanno dato risultato negativo e ora si attendono i test effettuati ai due insegnanti che erano entrati in contatto con l’alunno contagiato. Un altro caso di positività è stato segnalato al liceo “Einstein” di Cervignano del Friuli, sempre in provincia di Udine. 

Ultimo aggiornamento: 11:25 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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