Coronavirus, Fedriga "firma" il patto tra le Regioni per portare a Roma la voglia di uscire di casa

Martedì 28 Aprile 2020 di Marco Agrusti
Coronavirus, Fedriga "firma" il patto tra le Regioni per portare a Roma la voglia di uscire di casa
TRIESTE - «Siamo di fronte a due rischi: il primo riguarda la possibilità concreta che i cittadini, non capendo e non accettando più la segregazione in casa, inizino ad uscire lo stesso e che lo facciano senza delle regole precise a tutela della loro salute; il secondo, ancora più serio, si riferisce all’eventualità che potendo riaprire solo a giugno, molte attività si presentino all’appuntamento già fallite». Sono i due concetti, strettamente connessi tra loro, che hanno spinto il presidente del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, ad anticipare anche le forti pressioni in arrivo dalle categorie economiche del territorio e ad annunciare «una proposta condivisa tra molte Regioni che sarà presentata con fermezza e decisione al governo Conte». La linea è già stata concordata: il Friuli Venezia Giulia entra nella “squadra” delle regioni che vogliono convincere l’esecutivo a rivedere la tabella di marcia della fase due. «Bisogna riaprire - ha sottolineato Fedriga -. Non vorrei trovarmi il 1 giugno, e ho paura che sarà così, con attività produttive che tengono giù la saracinesca non perché c’è il nuovo decreto, bensì perché non hanno più la forza di riaprirla. Rischiamo di mettere in ginocchio un Paese e di non farlo più rialzare». Il presidente del Friuli Venezia Giulia ieri ha vissuto la giornata attaccato al telefono: «Sono già d’accordo con i miei omologhi in Veneto, Lombardia, Piemonte, Liguria, Abruzzo e Calabria. Non è un’alleanza di partito, ma un piano trasversale da sottoporre all’attenzione del governo in tempi brevissimi». Nemmeno un’alleanza “nordista”, quindi, ma la condivisione di un’esigenza manifestata da territori anchemolto diversi tra loro, sia per densità industriale che per incidenza del contagio.
LE RICHIESTE
Più libertà di spostamento per le persone a partire dal 4maggio, con l’addio all’autocertificazione e la fine della quarantena; riaperture anticipate per negozi, ristoranti e locali; immediata riorganizzazione del trasporto pubblico locale. Sono i tre punti fondamentali che Fedriga ha raccolto sondando le esigenze del territorio e che porterà sul tavolo di una trattativa Stato-Regioni che non si annuncia semplice. «Le persone - ha aggiunto - non capiscono più il carattere quasi repressivo delle misure di contenimento. Rischiamo che tra qualche giorno tutti escano, e che lo facciano senza mascherine, senza il distanziamento. Meglio lasciare libera la circolazione, ma stabilire regole precise per la convivenza con il rischio del contagio». Ieri in Friuli Venezia Giulia è scoppiata la protesta delle categorie economiche, con in testa Confcommercio e Confartigianato. «I due settori che mi preoccupano di più - ha analizzato Fedriga - sono quello dei pubblici esercizi e quello dei servizi alla persona». Anche il senatore Luca Ciriani (Fratelli d’Italia) è intervenuto per invitare il presidente della Regione ad intervenire: «Fai aprire le attività commerciali che possono e vogliono lavorare in massima sicurezza - ha scritto -. Se il governo non ci dice quali sono le regole della sicurezza stabiliamole noi con saggezza e rigore, non ci mancano le competenze. Ti diranno che non puoi, ma io e te e con noi tantissimi altri sappiamo che non si può attendere oltre. Se non si può lavorare l’alternativa saranno povertà, disoccupazione e rabbia».
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