Coronavirus, un "esercito" di 3mila persone in isolamento ma senza spazi: così cresce il contagio

Venerdì 11 Settembre 2020 di Marco Agrusti
La mappa della quarantena in Fvg
TRIESTE - Solo in provincia di Pordenone, sono 661 (dato aggiornato ieri dalla Prefettura del capoluogo), ma se si allarga il raggio dell’indagine e si arriva a uno spettro regionale, si parla di quasi tremila persone. Sono i numeri di una nuova quarantena, non generalizzata ma personale, e per questo ancora più difficile da gestire. I dati fanno riferimento a tutte quelle persone che per due motivi principali non possono uscire di casa: sono positive al Coronavirus e devono attendere il doppio tampone negativo oppure sono entrate in contatto con persone contagiate e devono rispettare i 14 giorni di isolamento fiduciario. E con la crescita di questi numeri, è riemerso in modo impellente un problema che rischia di vanificare lo sforzo stesso alla base della quarantena: in provincia continuano a mancare gli spazi per un isolamento sicuro e si moltiplicano i contagi in famiglia. Se si escludono i casi di importazione, infatti, nell’ultimo mese in provincia di Pordenone ci si è contagiati praticamente solo così, in casa, tra parenti. Per questo motivo, il Dipartimento di prevenzione dell’Azienda sanitaria ha inviato una lettera alla Prefettura del capoluogo. Una comunicazione con la quale si chiede ancora una volta di rintracciare - ove possibile - delle strutture utili per far trascorrere la quarantena con più sicurezza a chi è sottoposto al decreto di isolamento. 

IL NODO
Oggi, chiunque sia residente in provincia di Pordenone e abbia bisogno di un luogo sicuro per l’isolamento, può fare riferimento solamente alla struttura di Campoformido (Ud), resa disponibile nei mesi più difficili dell’emergenza. Ma i posti si contano sulle dita di due mani, e l’Azienda sanitaria ricorre a questa soluzione solamente in casi estremi. Nella maggior parte delle altre situazioni, infatti, la quarantena si trascorre in casa. «E il problema maggiore - spiegano dal Dipartimento di prevenzione - è rappresentato dalla convivenza forzata tra persone positive e cittadini (ancora) negativi». Per questo si è scelto di scrivere alla Prefettura, oggi rappresentata ai massimi livelli dal viceprefetto Alessandra Vinciguerra. Una delle soluzioni che dall’Azienda sanitaria sarebbe caldeggiata da tempo è quella relativa all’uso di hotel per far trascorrere la quarantena in sicurezza a chi ne dovesse avere bisogno in caso di contatti con positivi. C’è poi un altro grande problema, legato ai tanti rientri - spesso per ragioni di lavoro - dai Paesi dell’Est Europa. Si pensi ad esempio alle badanti, che oggi non possono trascorrere l’isolamento nelle case degli anziani che accudiscono ma devono “rifugiarsi” da amici e conoscenti, con il rischio di espandere il contagio. O ancora i lavoratori agricoli, che in alcuni casi trascorrono l’isolamento assieme. 

NUMERI
Soltanto il 30 luglio scorso, in provincia di Pordenone le persone in isolamento erano 239. Un mese e dieci giorni dopo, la quota è praticamente triplicata, seguendo la crescita dei contagi ma soprattutto l’applicazione delle nuove norme legate ai rientri dai Paesi a rischio. Oggi sono 661, di cui 132 positive e tutte le altre negative ma in quarantena fiduciaria. Il Dipartimento di prevenzione ogni giorno telefona a tutte le persone isolate per rilevare la temperatura e monitorare eventuali sintomi. Un lavoro incessante che sta mettendo a dura prova il personale, già impegnato con la ripartenza della scuola, il normale monitoraggio della pandemia e la gestione dell’attività di routine. 
Ultimo aggiornamento: 08:23 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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