Coronavirus, torna l'incubo negli ospedali del Fvg: 70 ricoveri da Natale, superata soglia 50% dei posti

Martedì 29 Dicembre 2020
Un reparto Covid
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PORDENONE E UDINE - La percentuale, in questo momento più che mai simbolica dato che la pressione è sempre rimasta alta, è stata superata di nuovo: in Friuli Venezia Giulia, come a metà dicembre, risulta occupato più del 50 per cento dei letti in Area medica.

Il bollettino di ieri parlava di 645 pazienti. Il picco era stato toccato il 14 dicembre con 660 persone ricoverate a causa del Covid. Ma a preoccupare non è tanto la cifra statica, quando un ritmo di ricoveri che è diventato di nuovo rapido: a Natale i pazienti erano 572, a Santo Stefano 587, il 27 dicembre 626 e ieri si è tornati a quota 645. Significa che dal giorno di Natale sono entrate in ospedale 73 persone, ma anche che in corrispondenza dei giorni festivi il ritmo delle dimissioni è letteralmente crollato. E una ragione c’è, anche se spiega solo in parte il sovraffollamento delle corsie: le Rsa, cioè le strutture intermedie chiamate a trattare i pazienti ancora positivi ma non più bisognosi di cure ospedaliere, hanno smesso di accettare trasferimenti. 


IL NODO
In provincia di Pordenone sono attive due Rsa Covid: Sacile (la prima in regione) e Maniago, per un totale di 38 posti disponibili. In nessuna delle due strutture, però, è garantita la presenza fissa di un medico. E soprattutto questa presenza scende a zero ore nei festivi. E così che dalla vigilia di Natale in provincia è risultata praticamente nulla la possibilità di sgravare l’ospedale grazie all’accoglienza nelle Rsa. Tutto è rimasto fermo proprio perché nel lungo ponte festivo corrispondente al Natale non era presente il medico nelle strutture deputate alle cure intermedie. Un piccolo strappo alla regola è stato compiuto a Santo Stefano, quando dalla casa di riposo di Spilimbergo sono giunti due pazienti. Nessuno, invece, proveniente dall’ospedale di Pordenone o da quello intermedio di Spilimbergo. Proprio nella città del mosaico, il polo Covid dell’ospedale ha solamente due posti liberi. Quello che manca, in questo momento, è il ricambio. Qualcosa si è mosso ieri, primo giorno feriale dopo il ponte natalizio. Ma si sta pagando la difficoltà di dimettere persone clinicamente guarite o in miglioramento verso le strutture intermedie. Anche per questo la situazione è tornata ad essere estremamente preoccupante. 


NEL CAPOLUOGO
L’ospedale di Pordenone aveva visto i primi segnali di miglioramento prima di Natale, ma negli ultimi giorni l’allarme è suonato di nuovo. Ieri mattina i posti occupati al Santa Maria degli Angeli erano 186, vicini al picco di qualche settimana fa. Gli accessi sono più o meno costanti, mentre le dimissioni risultano rallentate. Ciò non fa altro che aumentare la pressione proprio all’inizio dell’inverno, quando si teme che l’influenza (seppure nell’auspicata versione depotenziata notata già nell’emisfero australe tra luglio e agosto) possa aggiungersi al Covid. 


MALATI GRAVI
Diversa, invece, la situazione delle Terapie intensive della regione, dove il ricambio è più rapido e dove non si è mai arrivati ai livelli di occupazione di marzo, quando i posti erano inferiori e gli ingressi ingestibili. Tra il 27 e il 28 dicembre, in Rianimazione si è assistito a un calo di due unità alla voce letti occupati, che attualmente sono 56 su 175 posti disponibili. Un dato che oscilla giornalmente di poche unità e che in questo momento non rappresenta il cuore dell’emergenza.

Ultimo aggiornamento: 10:50 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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