Coronavirus, l'ospedale si "arma" per vincere la sfida dell'autunno: ecco il piano pandemico

Venerdì 25 Settembre 2020 di Marco Agrusti
La terapia intensiva di Pordenone
PORDENONE - La riattivazione dei reparti Covid (Rianimazione e letti di terapia non intensiva) ma solo se le strutture di Trieste e Udine saranno sature. La conferma delle Usca, le unità speciali di continuità assistenziale. La prosecuzione delle attività chirurgiche anche in fase di emergenza. E una presenza capillare sul territorio, per aggredire il virus prima fuori dall’ospedale, con il solo obiettivo di non farlo più entrare in corsia. Sono i punti chiave di una maxi-operazione che l’Azienda sanitaria del Friuli Occidentale presenterà ufficialmente domani, ma i cui dettagli sono già stati svelati ieri, almeno in parte. Si chiama “Piano pandemico”, e servirà a reggere l’urto di un’eventuale ripresa dell’impatto ospedaliero del contagio potendo contare sull’esperienza immagazzinata nei mesi più difficili della crisi Covid. 
I DETTAGLI
È il primo piano pandemico della storia dell’Azienda sanitaria pordenonese e in qualche modo segna la fine della gestione puramente emergenziale a favore del passaggio all’amministrazione ordinaria di un virus che circola ancora. Il documento avrà validità trimestrale e coprirà il periodo che terminerà a fine anno. «L’obiettivo - ha spiegato infatti il direttore generale dell’AsFo, Joseph Polimeni - è quello di reggere l’urto dell’autunno, stagione caratterizzata anche dall’arrivo delle prime forme influenzali standard». Il piano partirà con l’ambito ospedaliero del fenomeno pandemico. I punti chiave saranno sostanzialmente due: evitare di paralizzare il sistema ospedaliero a causa del virus ed essere pronti a riattivare i reparti Covid se ce ne fosse il bisogno. «Un aspetto importante - ha chiarito sempre Polimeni - riguarderà la volontà di proseguire con l’attività ordinaria anche nel caso in cui dovesse tornare l’emergenza. Sarà una bella differenza rispetto al recente passato». Quindi ok anche alla chirurgia, totalmente frenata durante il picco epidemico della scorsa primavera. Saranno impostati percorsi separati e l’ospedale funzionerà come una serie di blocchi a tenuta stagna. Ma nulla dovrà fermarsi. Quanto ai reparti Covid, invece, sono già pronti i letti di Rianimazione, terapia sub-intensiva e gestione ordinaria dei malati. Ma saranno riattivati solamente in ultima istanza, perché prima si attenderà l’eventuale saturazione dei poli ospedalieri specializzati di Trieste (Cattinara) e Udine (Santa Maria della Misericordia). 
A DOMICILIO
Il piano pandemico che sarà presentato dettagliatamente domani, alla presenza del vicepresidente regionale Riccardo Riccardi, prevede anche la standardizzazione di una strategia già varata nei mesi scorsi: il virus si dovrà iniziare a combattere soprattutto “sulla strada”, cioè nelle abitazioni e nei centri di prevenzione. Quindi via libera alla prosecuzione dell’esperienza delle Usca, già operative ad esempio a Casa Serena, e al coinvolgimento attivo dei medici di base. Quanto alla prevenzione, il piano conterrà anche la stabilizzazione del polo dei tamponi, spostato dalla Fiera di viale Treviso al Deposito Giordani, in via Prasecco a Pordenone. Infine sarà confermato il ruolo della Rsa di Sacile come reparto Covid “di sfogo”, dedicato perlopiù alla gestione dei malati post-ospedalieri e dei pazienti positivi delle case di riposo, come avviene già per dieci anziani di Casa Serena. Il tutto in attesa dell’attuazione del “piano Arcuri” per il potenziamento degli ospedali in regione. 
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