Coronavirus, l'epicentro della pandemia ora si è spostato in Fvg: i numeri calano, ma è il territorio più colpito del Nordest

Mercoledì 27 Gennaio 2021 di Marco Agrusti
Restano in sofferenza gli ospedali
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PORDENONE E UDINE - In Friuli Venezia Giulia la situazione migliora per la seconda settimana consecutiva.

La cabina di regia regionale ha calcolato una diminuzione del contagio (nei sette giorni dal 18 al 24 gennaio) del 21 per cento, il massimo da mesi a questa parte. È in calo anche l’incidenza, che passa da 336 a 294 casi ogni 100mila abitanti. Si vedono in modo sempre più marcato i segni positivi della stretta di Natale, che ha fatto ciò che la zona arancione autunnale non era riuscita a fare: abbattere il contagio e non solamente appiattirlo. «La nostra piccola terza ondata - ha ammesso il professor Fabio Barbone, epidemiologo a capo della task force locale - sta scendendo». Ma allora perché l’Europa ha “minacciato” di classificare il Friuli Venezia Giulia nell’area rosso scuro? Sono i numeri a spiegarlo, e a dire a tutti un’altra verità: oggi è qui, anche se i dati sono in ribasso, l’epicentro dell’epidemia. 

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IL MAXI-FOCOLAIO
Emilia Romagna, Veneto e Friuli Venezia Giulia, con la nostra regione a presentare i numeri peggiori in relazione al numero degli abitanti e alle dimensioni del territorio, con caratteristiche e urbanizzazione diverse rispetto alle altre due regioni. È questo lo studio ora sul tavolo della task force regionale. Il Fvg è il punto rosso della pandemia, dopo essere stato a lungo il territorio con i dati migliori. Si parte dall’incidenza: l’Emilia Romagna nella settimana tra il 17 e il 24 gennaio ha totalizzato 190 contagi su 100mila abitanti; il Veneto 153 e il Friuli Venezia Giulia, come accennato, 294 casi. Anche negli ospedali la situazione è la peggiore, dal momento che soprattutto in Area medica i dati delle altre due regioni sono migliori: in Veneto l’occupazione è al 29 per cento, in Emilia Romagna al 40 per cento e in Friuli Venezia Giulia al 54 per cento. La stessa proporzione la si può vedere nelle Terapie intensive, con la nostra regione che presenta i dati peggiori con il 35 per cento dei letti occupati in Area critica. 


SPIEGAZIONI
Ma allora cos’è successo in Friuli Venezia Giulia per trasformare la regione nell’epicentro del maxi-focolaio del Nord Est? È l’argomento al centro del dibattito in seno alla task force guidata dal professor Fabio Barbone. «Un fattore - spiega - è la grande diffusione in moltissime piccole comunità montane o rurali e periferiche, che sono quasi delle comunità familiari. All’inizio Si sono infettati al lavoro o scuola in centri più grandi e poi hanno portato il virus in comunità o in famiglia dove vi è stato meno distanziamento. I tassi in Alto Friuli, in montagna e nelle valli del Pordenonese hanno avuto in novembre dicembre anche cinque volte i tassi di incidenza dei capoluoghi di provincia. La terza ondata tra 23 dicembre e 15 gennaio con picco il 10 gennaio è stata molto legata a incontri tra non conviventi e a un’ulteriore diffusione nelle case di riposo». È la conformazione stessa del territorio, unita al modo di vivere “comunitario” dei paesi, ad aver permesso che il contagio si diffondesse così tanto. 


PROSPETTIVE
La task force, che ha in mano i dati che stamattina saranno inviati all’Istituto superiore di sanità. La prospettiva, come anticipato ieri, è quella che il Friuli Venezia Giulia vada verso un’altra settimana di zona arancione. A pesare, infatti, saranno ancora una volta l’incidenza (alta, anche se in calo) e la pressione sugli ospedali. Da Pordenone però arriva un primo segnale incoraggiante: i ricoveri per Covid, infatti, sono diminuiti per tutto il fine settimana. 

Ultimo aggiornamento: 16 Aprile, 09:47 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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