Covid, i genitori "no vax" mandano la diffida alle scuole: "Non eseguite i tamponi rapidi sui nostri figli". E' bufera

Venerdì 16 Ottobre 2020 di Marco Agrusti
I test rapidi a scuola
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PORDENONE - In tempi di pace, erano definiti “no vax”. E non erano neppure pochi, in provincia di Pordenone. Si trattava di famiglie che con “barricate” virtuali e lettere firmate - in alcuni casi con il supporto del legale di fiducia - comunicavano alle varie scuole dell’obbligo di non voler vaccinare i propri figli, nonostante le prescrizioni in vigore. Ebbene, nonostante il Covid e le difficoltà oggettive affrontate dal sistema per far ripartire le lezioni in presenza dopo il lunghissimo stop, in provincia ora si assiste a un fenomeno simile. Stavolta, però, nel mirino non ci sono i vaccini, ormai quasi “dimenticati”. La “battaglia” si è spostata sui test rapidi, considerati l’arma vincente contro la pandemia nelle scuole. E negli istituti comprensivi della provincia di Pordenone sono arrivate già le prime lettere, firmate da genitori che vietano a chiunque di effettuare qualsiasi test ai propri figli in ambito scolastico. 
LA SEGNALAZIONE
Il fenomeno era iniziato, almeno in provincia di Pordenone, ancora prima che in regione sbarcassero i test rapidi che consentono di rintracciare il Covid in pochi minuti. Allora si parlava di tamponi classici, che però non potevano essere effettuati a scuola. Ma è stato proprio con l’ingresso dei nuovi strumenti che si è scatenata la contrarietà di alcune famiglie. Cosa chiedono, queste mamme e questi papà, con le lettere firmate e spedite alle direzioni di molti istituti? «Non autorizzo la scuola a compiere alcun test nei confronti di mio figlio», è il testo standard. Sono vere e proprie diffide, accompagnate da velate (o meno) minacce di conseguenze legali se l’invito non dovesse essere ascoltato. La notizia è stata confermata anche dai vertici regionali dell’Associazione dei presidi. E anche la Regione stessa è conscia che il problema esiste, anche se i genitori che rifiutano di dare il consenso per l’effettuazione del test rapido a scuola rappresentano un’assoluta minoranza. 
LE DIFFICOLTÀ
Cosa fare, allora, se ci si trova in presenza di questo rifiuto scritto che odora di diffida? La soluzione estrema, che però molte scuole stanno già adottando, è l’esclusione del minore da un eventuale programma di test rapidi in caso di contagio in una classe.

Questo però comporta automaticamente il ricorso alla quarantena, dal momento che non sarebbe possibile accertare la negatività o la positività del singolo alunno in questione. A pagarne le conseguenze, quindi, sarebbero sia il bambino o la bambina che la famiglia, costretta a mantenere l’alunno a casa.

Ultimo aggiornamento: 17 Ottobre, 17:01 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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