CLAUT - Quattro gradi sotto lo zero, otto e mezza del mattino. Tra Claut e Cimolais, nel parcheggio dell’Osteria di mezzo, dominano la brina che imbianca la vallata e il gelo che accompagna l’aria. È pieno di macchine, ma non sono clienti del ristorante: sono i primi tra i cittadini di Cimolais (Alta Valcellina, provincia di Pordenone) a mettersi in coda per il tampone rapido. Inizia così l’operazione voluta dalla Regione Friuli Venezia Gulia per spegnere i focolai nei paesi montani, un problema che nelle ultime settimane era diventato oggetto di studio e che si è deciso di affrontare imitando il modello Vo’: test a tutti e fotografia dell’epidemia sul territorio.
LA GIORNATA
Sei squadre di infermieri e tecnici della prevenzione, venticinque persone impegnate. A vigilare, il direttore dell’ospedale di Pordenone, Michele Chittaro.
L’atmosfera è quella dei film: tute bianche, visiere, sembra tutto esagerato, ma dopo nove mesi di pandemia è la normalità. Gli abitanti di Cimolais arrivano alla spicciolata: ci sono famiglie intere, in macchina, e tanti anziani soli, a bordo di vecchie Fiat che reggono ancora il peso delle salite di montagna. «Ci mettiamo pochi secondi, venga qua», ripetono gli addetti ai test rapidi. Una narice, poi l’altra. E il “gioco” è fatto. C’è spazio anche per i saluti, tra i volontari della Protezione civile e i residenti. Si conoscono tutti. A distanza, diventa quasi un’occasione di incontro, rara di questi tempi. La prima tranche del monitoraggio si esaurisce in meno di due ore. Il tempo di una pausa, con qualche brioche che arriva dal bar del paese, e si riparte con Claut, il comune più popoloso della valle con 887 residenti. «Adesso diventa dura», spiegano gli esperti del Dipartimento di prevenzione. E infatti la fila si allunga, l’attesa in auto al drive-in si fa più consistente. «Ma lo stanno facendo per noi - dice Bruna, anziana clautana di 85 anni. Siamo fieri dei nostri amministratori, in questo modo ci stanno proteggendo. Avevamo paura, almeno adesso sapremo qual è la reale situazione». Arriva anche il sindaco, Gionata Sturam. Fa il tampone, è negativo. «Sono orgoglioso dei miei concittadini, stanno dimostrando grande senso civico». «Se questo fosse un referendum - replica il sindaco di Cimolais, Davide Protti - avremmo un quorum superato abbondantemente. Siamo entusiasti». Entro un’ora e mezza si esaurisce anche l’operazione-Claut. Nel frattempo era stato allestito un altro punto per i tamponi a Erto e Casso, a due passi dalla diga del Vajont. Lo stesso procedimento era messo in campo a Barcis e Castelnovo, ma anche a Sutrio, in provincia di Udine. La task force ha concluso tutti i tamponi prima delle 15. La procedura prevedeva un rigido protocollo in caso di positività al test: le persone contagiate dovevano tornare al drive-in in auto ed effettuare sul posto il tampone molecolare di conferma. Tutto è filato liscio e i risultati definitivi arriveranno nelle prossime ore.
I NUMERI
Sono state testate 1.671 persone in tutti i comuni della provincia di Pordenone interessati dall’operazione. A Cimolais ha aderito il 58 per cento della popolazione, a Claut il 72, a Barcis il 70, a Erto e Casso il 54, a Castelnovo il 53 per cento. Devono ancora essere elaborati i numeri Sutrio. Quanto ai positivi, a Cimolais è risultata contagiata (ma asintomatica) un’intera famiglia composta da tre persone. A Claut contagio a livelli minimi: solo due persone sono state trovate positive al Coronavirus. Singolare invece il caso di Barcis. Al termine dell’operazione sono state rintracciate due positività: si tratta del sindaco Claudio Traina e del vicesindaco Diego Riccioni. Entrambi sono asintomatici. A Erto e Casso cinque residenti infetti. A Castelnovo, infine, i contagi trovati durante la mattinata sono stati quattro. Il vicepresidente del Fvg, Riccardo Riccardi, ha annunciato che nei prossimi giorni i tamponi a tappeto saranno estesi ad altri paesi colpiti in modo particolare dal virus.
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