Un mese fa l'ultima domenica normale prima del Coronavirus, tra spiaggia e neve

Domenica 5 Aprile 2020 di Alessia Pilotto
Il Tenda Bar di Lignano
Era l’8 marzo, una bella domenica di sole primaverile. I friulani ne approfittarono, riversandosi chi al mare a Lignano Sabbiadoro o a Grado, chi in montagna sulla neve. I contagi in regione erano pochi e nonostante gli inviti alla prudenza, molti ancora non avevano compreso l’entità del problema Coronavirus: al tempo, “non spostarsi” era solo una raccomandazione; quello stesso giorno il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte emanò il decreto che istitutiva la zona rossa in Lombardia e altre 14 province di Piemonte, Emilia Romagna e Veneto; il lockdown per l’intero Paese sarebbe stato deciso qualche giorno dopo, ma in quel weekend nessuno immaginava ciò che sarebbe successo e che quello sarebbe stato l’ultimo fine settimana “normale”
POLEMICHE POSTUME
Un fine settimana che scatenò polemiche: sui social, venivano pubblicate foto di code e assembramenti, accompagnate da commenti scandalizzati e rabbiosi per il mancato rispetto delle distanze. La Regione dovette giustificarsi per la folla sugli impianti di risalita allo Zoncolan, ma ad attirare le critiche furono anche i molti friulani a Lignano e piazzale D’Olivo gremito di persone per l’inaugurazione della stagione del Bar Tenda, uno degli storici locali di riferimento dell’estate lignanese.
RESSA IMPREVISTA
«Abbiamo aperto il giorno prima dell’istituzione della zona rossa – racconta uno dei soci, Paolo Bartolini - e ricevuto un po’ di critiche sui social, ma non era facile prendere decisioni, non c’erano ancora divieti. Non era semplice pensare a come organizzarsi con un decreto comunicato di notte e apparso in Gazzetta Ufficiale alle due del pomeriggio. La mattina noi abbiamo chiamato le forze dell’ordine per chiedere cosa dovevamo fare e ci hanno detto: “Fate stare i clienti a un metro di distanza”. Avevamo messo i cartelli con gli avvisi per far rispettare la distanza di sicurezza. Fino a inizio pomeriggio è anche andata bene, poi siamo stati travolti: c’è stato un affollamento incredibile e inaspettato, tanto che eravamo pure sottodimensionati con il personale. È diventato ingestibile. E pensare che allora ci siamo detti “Chi ben comincia è a metà dell’opera”. E, invece...».
PROTESTE CONDIVISE
Invece all’inaugurazione è seguita la chiusura (volontaria prima che obbligata). «Del battage sui social ci siamo accorti solo la sera – racconta Bartolini - eravamo impegnati a lavorare. Mi rammarica comunque che chi ha scattato le foto del locale era lì. Non è stato per niente facile, ma capisco anche la preoccupazione delle persone e il fatto che abbiano protestato. Il giorno dopo, lunedì, noi soci abbiamo deciso unanimemente, e in accordo con la società di concessione demaniale, di tenere chiusi i locali perché la situazione non era controllabile. Poi è arrivato il decreto che chiudeva tutto. Immaginavamo che ci sarebbero state limitazioni, ma non pensavamo sarebbe successo tutto questo. Io non esco di casa dal 10 marzo se non per fare la spesa. Se tutti rispettiamo le regole, lo blocchiamo. Speriamo che col caldo il virus se ne vada perché per il vaccino ci vorrà del tempo». 
STAGIONE INCERTA
Ora c’è la preoccupazione per una stagione incerta, ma anche la speranza che si possa ripartire: «Se non fossi preoccupato sarei incosciente – dice Bartolini - ma nella vita sono ottimista: la situazione ci aiuterà a capire le cose nella nostra quotidianità. Dal punto di vista lavorativo, Lignano vive di turismo e difficilmente, salvo miracoli, vedremo ospiti da fuori regione o nazione. Ci dovremo reinventare: sarà un’estate home made e made in Italy. D’altronde l’Italia non ha nulla da invidiare a nessuno, anche se di solito cerchiamo nei Paesi limitrofi ciò che abbiamo in casa. Sarà una stagione anomala: prima viene la salute, poi dobbiamo capire quando ci faranno riaprire e con quali restrizioni. Probabilmente resterà l’obbligo della mascherina e della distanza di un metro, forse non si potrà servire al tavolo. Per ora sono solo supposizioni. Dobbiamo essere positivi e ripartire senza farci prendere dal panico, focalizzando gli obiettivi: ovviamente, business plan e budget fatti non saranno rispettati, ma, quando ci sarà la possibilità di aprire, saremo presenti, a braccia aperte, ad un metro di distanza e con il sorriso». 
Bartolini, però, è anche socio del Bu.Co, locale specializzato in birre, cocktail e hamburger, all’interno del centro commerciale di Martignacco: un locale che, come tutti, ha dovuto chiudere. Anche qui, però, ci si è adattati ed è stato attivato il servizio di consegna a domicilio: panini, hamburger, piatti, dolci, birre e pure i cocktail che arrivano direttamente a casa (il servizio è attivo dal giovedì alla domenica, si può ordinare dalle 16 alle 21 e la consegna è dalle 18.30 alle 22). «Potrebbe essere un business anche in futuro – conclude Bartolini - dal male può nascere il bene».
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